Miraculi è uno spettacolo andato in scena il 15 luglio al Teatro Sociale di Bellinzona del gruppo Thèâtre Senza, una compagnia internazionale basata a Parigi e formata da ex allievi di Jaques Lecoq. Si parla di Lampedusa: la porta d’Europa dove pescatori, turisti, migranti, sommozzatori, bambini, militari e cani condividono la stessa realtà. La lingua parlata è un po’ il francese, un po’ l’italiano, un po’ la nostra e un po’ quella degli altri, dove non conta cosa vien detto ma ciò che arriva di là dal palco, in mezzo al pubblico, e quello arriva sempre, a differenza dei migranti. Per raccontare ciò gli attori si avvalgono della forza scenica per antonomasia: l’intenzione, dove tutto diventa possibile.
Un cubo nero ora è nave, ora scoglio, ora Madonna, ora base militare, ora poltrona, ora obitorio. Una maglietta trasforma il migrante in militare, in venditrice, in Maria o in Salvatore. Un cono di luce diventa una soffocante stiva, un’altra il fondo del mare. Uno squillo, un telefono, e due parole che fanno già una storia. Una mano, uno sguardo oltre la rete, una foto, una conchiglia trovata e chi, in questo luogo, cerca di vivere anche se sta per morire, e non sto parlando solo di chi arriva ma anche di chi in quel luogo ci è nato.
Poi ci sono coloro che qui approdano non per posizione geografica o origine ma per vacanza: i turisti. E chi invece per lavoro: i militari. Ciò che propone la compagnia è un mix di immagini e realtà talmente assurde da trasformare “La Porta d’Europa” in un buco attraverso cui è possibile guardare per vedere contemporaneamente diversi mondi paralleli: così diversi e così distanti ma per un istante uniti, a volte intrecciati. Una pièce sicuramente interessante ricca di vita, morte e persone, condita con i miracoli in cui si continua a credere, malgrado purtroppo non possano accadere.