Certe notti fatte così

Ci sono notti fatte così. Quelle dove vai a dormire ma poi anche no. Di quelle che passi con lo sguardo tramutato in dito i contorni delle ombre che la luna ricama sul pavimento vicino al letto. Poi esci, così, come così sono certe notti. E guardi. La guardi. Ascolti. Stai lì. Nulla. Quel nulla bello però. E tiri là. Tiri giorno. Fai la doccia, ti cambi, uno sguardo alla valle ed esci: le 5.55. Cammini. Nulla, anche se è più un nulla pigro. Arrivata ai parcheggi mi sono accorta di aver dimenticato le chiavi dell'auto: torno indietro. Rifaccio le stesse vie, sono le 6:03. Non è più un nulla addormentato ma un qualche cosa fatto di suoni di sveglia, di musica di sottofondo, di asse da taglio che cade nel lavandino, di acqua che cola da vasi appena annaffiati, di buongiorno bisbigliati e cuccioli di cane che non han voglia di camminare. Oggi è stato un giorno così, di quelli dove il nulla riempie, di quelli in cui starei ore con il dito a ripassarne i contorni...

Miraculi – Tèâtre Senza #faigirarelacultura

Miraculi è uno spettacolo andato in scena il 15 luglio al Teatro Sociale di Bellinzona del gruppo Thèâtre Senza, una compagnia internazionale basata a Parigi e formata da ex allievi di Jaques Lecoq. Si parla di Lampedusa: la porta d’Europa dove pescatori, turisti, migranti, sommozzatori, bambini, militari e cani condividono la stessa realtà. La lingua parlata è un po’ il francese, un po’ l’italiano, un po’ la nostra e un po’ quella degli altri, dove non conta cosa vien detto ma ciò che arriva di là dal palco, in mezzo al pubblico, e quello arriva sempre, a differenza dei migranti. Per raccontare ciò gli attori si avvalgono della forza scenica per antonomasia: l’intenzione, dove tutto diventa possibile.

Un cubo nero ora è nave, ora scoglio, ora Madonna, ora base militare, ora poltrona, ora obitorio. Una maglietta trasforma il migrante in militare, in venditrice, in Maria o in Salvatore. Un cono di luce diventa una soffocante stiva, un’altra il fondo del mare. Uno squillo, un telefono, e due parole che fanno già una storia. Una mano, uno sguardo oltre la rete, una foto, una conchiglia trovata e chi, in questo luogo, cerca di vivere anche se sta per morire, e non sto parlando solo di chi arriva ma anche di chi in quel luogo ci è nato.

Poi ci sono coloro che qui approdano non per posizione geografica o origine ma per vacanza: i turisti. E chi invece per lavoro: i militari. Ciò che propone la compagnia è un mix di immagini e realtà talmente assurde da trasformare “La Porta d’Europa” in un buco attraverso cui è possibile guardare per vedere contemporaneamente diversi mondi paralleli: così diversi e così distanti ma per un istante uniti, a volte intrecciati. Una pièce sicuramente interessante ricca di vita, morte e persone, condita con i miracoli in cui si continua a credere, malgrado purtroppo non possano accadere.

(recensione pubblicata su Timmagazine). 

CON-DIVISIONI: segmenti di tela pronti a germogliare

L'11 giugno si è svolto a Ligornetto l'evento CON-DIVISIONI. Sette artisti si sono ritrovati per un pomeriggio a lavorare su una tela di 10 metri di larghezza per 1,6 di altezza, condividendo non solo il momento ma persino tratti, segni, gesti e intenzioni, lasciando alla composizione la possibilità di manifestarsi da sé come risultato di un insieme. Prima di partire ci siamo chiesti se il tempo a disposizione sarebbe stato sufficiente (4 ore), ma poi la voglia di iniziare ha lasciato il dubbio sospeso nell'aria, ormai dimenticato. Dopo appena un paio di ore non esistevano già più spazi bianchi: tutto era stato dipinto e composto. Da quel momento l'approccio alla tela è stato diverso: abbiamo iniziato a danzare con lei. Un'aggiunta di colore qui, una forma là, una scritta, un bagliore, un volto, una parola, un gesto: tutto in un passo a due che in verità era un passo a mille, ma tutti talmente uniti da non distinguere più le forme singole. Già, perché in questa danza sono stati coinvolti anche i presenti, che in un continuo flusso di andare e venire hanno dato vita a una brezza creativa ed emozionale intensa: ossigeno puro per mente e cuore. 

Ora la tela è stata tagliata, e i segmenti verranno presto inviati a coloro che ne hanno precedentemente acquistato un pezzo senza sapere quale di questi gli sarebbe stato assegnato, in uno spirito di disponibilità e apertura estrema all'altro. Sono piccoli pezzi ma in cui in ognuno è racchiusa la forza e il potere dell'intero, di ciò che è stato vissuto e condiviso, costruito e donato, dove per rievocare tutto ciò sarà sufficiente posarvi sopra lo sguardo, e iniziare a danzare con lei.

Sotto sono riportati alcuni dettagli presi dalla tela intera, che non corrispondono necessariamente a segmenti tagliati. È ancora possibile acquistarne un pezzo: eventualmente gli interessati mi contattino via mail a info@giada.ch o al numero telefonico 079 351 65 74. Ricordo che il ricavato andrà devoluto in beneficienza al SAM Mendrisiotto. Per leggere il concetto della giornata CON-DIVISIONI, vai alla pagina dell'evento.

Gli artisti che hanno partecipato alla performance: Giada Bianchi (io), Hildegard Schweizer Brenni, Gabriela CarbognaniMicha DalcolAl FadhilManuela Petraglio, Gianmarco Torriani.

Quella cosa degli autogrill al mattino presto

C'è una cosa degli autogrill al mattino presto che riassumerei con: fonte. Fiotti di cose, di casi, di storie appena accennate pronte da essere colte e sviluppate, di volti, di sguardi, di parole, gesti e silenzi stropicciati; perché al mattino presto negli autogrill i silenzi sono il limbo del giorno che verrà, sono silenzi sbadigliati. Poi non so ma si sta bene, come in pace col mondo. Sarà che è mattino presto, sarà che è un autogrill oppure che boh ma insomma: si sta bene, davvero bene...

The Floating Piers: l'opera giallegiante #faigirarelacultura

È una cosa che bisogna fare. Bisogna, oddio, effettivamente bisogna è un parolone, ma lo consiglio vivamente. The Floating Piers è l’ultima installazione di Christo e Jean-Claude: tre chilometri di pontili galleggianti ricoperti di giallo cangiante che si snodano da Sulzano a Montisola e tutt’attorno all’isola di San Paolo, sul lago d’Iseo. E in più c’è la gente. Tanta gente. Moltissima gente. E per fortuna! Cioè: una cosa così deve essere vista dalla maggior quantità di persone possibile. È meravigliosa questa massa di individui accalcati sulle passerelle senza magari saperne bene il perché; ma ci sono, e ci stanno, e lo fanno: guardano e vedono.

Guardano come un luogo che non è più un posto possa diventare un sogno concreto su cui camminare. Quindi ci stanno, vanno e lo fanno: ascoltano. Tendono tutti i canali percettivi e lasciano che la realtà cancelli la sensazione di inganno, perché è proprio questo ciò che sembra di primo acchito: non vero, impossibile. Poi però ci metti su un piede e senti l’ondeggiare del lago, metti su l’altro e ti fermi perché non puoi fare altrimenti se non sentirti lì, parte di quella cosa. E le scarpe si scalzano da sé: diventa un bisogno. Ad ogni passo una carezza fra la pianta del piede e la pelle del serpente giallo; ogni piega una ruga e tu un neo posizionato con cura in questo volto intrigante su cui infine ti sdrai, e te lo ritrovi ovunque.

È un ovunque composto dal cielo che rimanda il riflesso di ciò che vede, dall’alto; sotto il ritmo del lago disegna la forza e solidità della struttura fissata al fondo e la quantità d’acqua posta nel mezzo; da un lato la terraferma allunga le dita desiderosa di intrecciarsi alle tue, mentre dall’altra la tenerezza dell’abbraccio colorato che avvolge l’isola di San Paolo entra e va dritta lì, nel cuore. E allora chiudi gli occhi e le chiacchiere della gente attorno si trasformano in quel sussurro delle cose vissute raccontate la sera, poco prima del tramonto, quando la luce diventa oro e l’aria fresca inizia a sfiorare accaldate pelli. Poi ti rialzi e continui a camminare in quella estasi capace di far riaffiorare i ricordi, portando a galla quel modo che si aveva da bambini di guardare al mondo con stupore come se ogni cosa fosse nuova anche se nuova lo era davvero… ed ecco, ora per un istante vedi, e ogni cosa torna magicamente ad essere nuova, anche se nuova ormai non lo è più.

L’installazione The Floating Piers di Christo e Jean-Claude sarà visitabile fino al 3 luglio 2016.

(recensione pubblicata su Timmagazine)