Gli istanti: cosa sono, cosa fanno e che potere hanno

Ogni tanto parto da casa proprio con quell’intenzione lì, quella di andare alla ricerca di istanti. Ma cosa significa esattamente? Ecco quindi cosa sono gli istanti per me, e perché credo che la loro divulgazione possa essere utile per accedere al proprio Altrove.

Cosa sono gli istanti?

Gli istanti sono momenti di estrema realtà, piccoli frammenti di tempo in cui la nostra percezione del mondo si intensifica. Sono i momenti in cui riusciamo a vedere davvero ciò che ci circonda, senza filtri, preconcetti o distrazioni. Sono quei brevi attimi in cui la connessione tra noi e l’ambiente diventa forte, chiara e profonda. In poche parole: più autentica e partecipata.

Cosa fanno gli istanti?

Gli istanti hanno il potere di farci sentire parte di un tutto più grande. Ogni istante che riusciamo a cogliere è il risultato della relazione che, in quel preciso momento, siamo riusciti a stabilire con il mondo intorno a noi. È un’interazione che va oltre il visibile e il tangibile, in cui la realtà e il "qualcosa di più" finalmente si incontrano.

Qual è il potere degli istanti?

Gli istanti sono una risorsa straordinaria per dialogare con l’ambiente circostante e con noi stessi. Quando riusciamo a cogliere un istante, non stiamo solo vivendo un momento particolare: stiamo entrando in contatto con un pezzo di universo che ci sussurra segreti, che ci connette agli altri e che ci fa sentire parte di una comunità più ampia, e non necessariamente composta solo da persone. Gli istanti ci permettono di sentire il posto che occupiamo nel mondo e che apparteniamo a una immensa rete di esperienze condivise, nel tempo e nello spazio, e nell’Altrove.

Lieti momenti

Giada

Io, l'arte, gli istanti e la montagna

Qui è quando desidero condividere con voi alcuni aspetti fondamentali del mio percorso artistico, del legame con la montagna e della mia teoria degli istanti. Tre dimensioni in cui il senso di appartenenza e di collettività si manifesta comunque e sempre anche se in modi differenti, ma sempre decisivi (e incisivi, direi).

La mia arte si fonda sulla capacità di pensarsi uniti partendo dalle differenze. Le tele sono spazi pubblici dove i racconti delle persone prendono forma, immortalando la realtà collettiva. Durante la creazione invito le persone a inviarmi messaggi vocali in cui raccontano parti della loro esistenza. Questo processo trasforma il personale in collettivo, da cui scaturisce il senso di appartenenza alla comunità delle persone e al mondo.

Come ormai sapete, per me gli istanti sono momenti di estrema realtà che ho scoperto proprio qui, in montagna. Gli istanti sono come gocce d'acqua, impossibili da cogliere se non immergendosi nella realtà. Sono capaci di rivelare verità nascoste e di coltivare un senso di appartenenza e connessione con ciò che sta oltre noi ma di cui facciamo parte. Credo inoltre che gli istanti possano non solo rivelare la realtà, ma anche instaurare una connessione profonda con il mondo, incoraggiando la scoperta di fonti impensate e lo sviluppo di un senso di comunità.

Per la montagna provo un sentimento davvero profondo. Abito in uno dei luoghi montani più turistici, dove svago e sfida si intrecciano in proposte di intrattenimento lontane dal mio sentire. Il mio impegno nei suoi confronti è quindi quello di cercare di promuovere una narrazione complementare, affinché anche Lei possa dialogare con il nostro senso di comunanza e appartenenza ultilizzando il suo linguaggio impregnato di sottile.

Il mio desiderio attuale è quello di cercare di trasmettere queste esperienze. Vi invito quindi a esplorare insieme questo viaggio, per scoprire se saprà condurci verso una nuova, autentica e collettiva realtà.

Lieti momenti

Giada

La cointuizione degli istanti

Mi sono accorta di percepire gli istanti molto tempo dopo che già li coglievo. È stato come se a un certo punto mi fossi resa conto di essere circondata da loro, senza sapere esattamente quando il primo fosse apparso (o tornato ad apparire) nella mia vita. E non ho nemmeno una memoria netta del momento in cui in quegli istanti abbia iniziato a trovarci altro, se non quando ormai con quel “altro” ci dialogavo.

La chiamano cointuizione, ed è quando si ha l'intuizione simultanea sia della realtà sia di qualche cosa che va oltre ciò che vediamo. È come cogliere una parte di mondo e lì dentro trovarci poi altro. È una sorta di intuizione compartecipata con qualcuno o qualche cosa, o una matrioska di scoperte che più entri più trovi cose che però ti portano fuori o meglio: ovunque.

In pratica quando un istante appare, ed essendo egli stesso parte di un tutto molto più grande (un ordine superiore, o armonia universale, o come siete soliti chiamare ciò che vi trascende), in quel momento è possibile cogliere sia l’istante in sé per quello che è, sia ciò che sta oltre (o altrove, o ovunque, o quella cosa lì).

Quando poi mi accade di percepirli entrambi (mica sempre, rare volte), e quindi cointuirli, improvvisamente mi tranquillizzo come poche altre cose riescono a fare. Per questo secondo me gli istanti sono in grado di generare senso di appartenenza e comunità, perché riescono a farmi sentire parte di quella cosa gigante lì e, nel contempo, sentire che quella cosa gigante lì è composta da millemila tesserine, ognuna con il suo preziosissimo e indispensabile posticino, fra cui c’è anche il mio.

Gli istanti sono davvero una risorsa straordinaria per relazionarsi con l’attorno. Quando poi si riesce ad accedervi tramite la cointuizione be’, allora la relazione può trascendere i confini del mondo visibile e arrivare a quell’Oltre di cui non credo di aver ancora capito molto, ma che continua a sussurrarmi cose.

Lieti momenti

Giada

Il giardino segreto degli istanti

Sono dell’idea che gli istanti che si riescono a cogliere nella quotidianità o nelle interazioni con l’ambiente circostante, possano creare un profondo senso di appartenenza e comunità anche quando non vengono condivisi. È come avere un giardino segreto tutto per sé.

Io ho cominciato a sentire di appartenere a qualcosa di più grande quando ho compreso che il mio giardino, anche se privato, era composto dagli stessi elementi che componevano la natura là fuori, accessibile a tutti e non solo a me. Il mio giardino, quindi, era parte di un tutto più vasto “malgrado” fosse segreto. Ho così imparato (a mie spese) che fra privato e isolato c’è un’enorme differenza (e che fatica passare dall’una all’altra modalità…). 

Il senso di collettività, invece, secondo me può emergere dalla diversità e molteplicità di fiori e piante che si riescono a coltivare nel proprio giardino. Ogni pianta rappresenta un’esperienza diversa, e benché magari alcune non ci piacciano particolarmente, insieme formano un ecosistema ricco e variegato. Questa diversità non solo è in grado di riflettere la complessità della propria storia personale, ma si intreccia anche con le storie e le esperienze altrui. 

Ogni giardino segreto infatti, è sì unico ma nel contempo è anche parte di una rete più ampia di giardini segreti. Ognuno ha le sue peculiarità ma, soprattutto, sono tutti custodi sia di una propria sia di una collettiva comunità. E che bello appartenere alla comunità dei giardini segreti! È un po’ come riconoscere senza però conoscere la parte nascosta di ognuno. È un sentirsi uniti a prescindere, nel segreto.

Ecco perché credo molto nella raccolta e coltivazione degli istanti: perché sanno generare e alimentare un sentimento di appartenenza e collettività che, pur partendo dall'individuo, è in grado di abbracciare un’esperienza più ampia e condivisa; oltre le mura di tutti i giardini, anche quelli più segreti.

Lieti momenti

Giada

Vademecum degli istanti: elenchi di realtà

Come già avevo accennato, ho iniziato a cogliere momenti di estrema realtà nella quotidianità quando ho iniziato a elencare ciò che vedevo. È stato l’unico modo che in quel momento ho trovato per uscire da pensieri costanti e musichette varie (una volta ho avuto una canzone in testa per più di 4 mesi; anche di notte, quando mi svegliavo, la trovavo lì con il suo incessante jingle).

Quando mi sono ritrovata poi fra le mani numerosi istanti, ho naturalmente iniziato a farne dei bouquet. Li scrivevo su dei quadernetti che tenevo sempre con me, i quali sono divenuti dei preziosi custodi di realtà. Tra l’altro: ho appena scoperto che vademecum significa proprio “vieni con me”, non è un’espressione bellissima con cui chiamare il luogo in cui raccogliere gli istanti che hanno deciso di restare con noi?

Quindi, dicevo, riuscire a descrivere ciò che vedevo in modo oggettivo, senza giudizi personali o valutazioni emotive, mi ha aiutato a spostare l’attenzione dal flusso di pensieri interiori al mondo là fuori, quello che insomma non percepivo più così bene.

Ho in seguito ritrovato lo stesso modo di rivolgersi al mondo nei diari di Franz Kafka: “Gandria: una casa infilata dopo l’altra, logge con panni colorati, niente vedute a volo d’uccello, vie e non vie”. O ancora “Un gruppo che passa. L’uomo, la mucca, la donna che parla. Turbante nero, veste sciolta. Cuore palpitante delle lucertole”.

Io credo che questo modo di rivolgersi al mondo permetta di cogliere la realtà così com’è: senza filtri, preconcetti, desideri e volontà. La chiamano anche Osservazione pura ma allora, quando ho semplicemente iniziato a farlo, non lo sapevo. Nel mio caso si è rivelato un modo per riuscire a relazionarmi in modo più profondo e limpido, e cioè meno condizionato, con la realtà. Ma, soprattutto, questo “cogliere” è divenuta la linfa primaria con cui nutrire un senso di appartenenza e di comunanza alla vita (personale, altrui e con l’altrove) che fino a quel momento non conoscevo.

Grazie per aver sfogliato con me questo #vademecumdegliistanti.
Lieti momenti

Giada