Inaugurazione virtuale gARTen - Fondazione Claudia Lombardi per il teatro

Lunedì 13 aprile, alle ore 10:00, si sarebbe dovuta tenere l’inaugurazione della mostra di sculture gARTen presso la Fondazione Claudia Lombardi per il teatro a Figino. Un’occasione per dialogare fra noi e per ascoltare i loro, di dialoghi, quelli nati dall’incontro fra le opere dei vari artisti, fra le stesse e il meraviglioso parco e fra le diverse espressioni d’arte chiamate in gioco: scultura, teatro e la gente.

Purtroppo, causa covid-19, l’evento è stato rimandato ma non l’installazione. Sarà quindi possibile visitare l’esposizione attenendosi alle direttive in vigore: evitare assembramenti e mantenere le distanze prescritte.

Accanto alle mie #BIOSFERA si trovano le sculture di Manuela Mollwitz, Pascal Murer, Gianmarco Torriani e Giorgia Voneschen, in un incontro tra forme e teatro capace di portare altrove, capace di riportarci forse a casa.

Nel video un messaggio e un omaggio al luogo e a noi, in attesa di poterci presto rincontrare di persona.

E che assieme per sempre sia.

Giada

Call to action: mandami un messaggio vocale per creare #LAFORZA

AGGIORNAMENTO: CALL CONCLUSA IL 19 MAGGIO 2020

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Questo è un periodo decisamente diverso dagli altri, per tutti. Il coronavirus è stato in grado di spostarci sia dal luogo che dal ruolo, obbligandoci a osservare il mondo da una nuova prospettiva. Questo panorama però, benché sconosciuto, risulta essere un punto d’accesso insolito senza filtri, laddove le energie inconsce possono sollecitare l’emersione di una nuova coscienza, che in questo appello chiamo , perché lo è, LaForza.

Come artista vorrei cercare di immortalare tutto ciò, ed essendo la mia arte basata sulla partecipazione e la relazione, sono qui a chiedere la vostra adesione all’opera #LAFORZA, una  performance artistica collettiva.

Ma veniamo all’appello, alla call to action da cui nascerà una nuova #BIOSFERA dal titolo #LAFORZA, per la cui realizzazione son qui a chiedere la vostra partecipazione.

#LAFORZA:

La forza che vi chiedo di raccontare è quella che sta scaturendo in questo periodo da voi stessi: quella che ancora non conoscevate, nata forse direttamente dalla paura, dalla necessità, dall’incertezza e dalla reclusione. La forza giunta in superficie che, come un’esplosione di energia sbocciata in seguito allo scontro fra due elementi, viene gestita dall’istinto e dalla mente in egual misura, condottieri di una straordinaria creatività.

Ma per poter trasformare il caos in un motore dinamico occorre soprattutto essere immersi nel momento, non ciò che c’era prima o ciò che sarà, perché la vera forza giace nel presente. Vi chiedo quindi di raccontarmi questa vostra forza, quella che come un’entità latente sta venendo alla luce, che vi fa sentire nel contempo istinto e razionalità e che vi sta aiutando ad attraversare questo periodo difficile.

Dall’ascolto delle vostre testimonianze creerò un dipinto di tre metri che poi diverrà #BIOSFERA, in cui le voci rappresenteranno il vento: il soffio principe di ogni forma di creazione destinata all’eternità, capace di diffondere #LAFORZA tutt’attorno, nella biosfera che abitiamo.

CALL TO ACTION:

Per partecipare al progetto è sufficiente inviare un messaggio vocale di al massimo 2 minuti, senza musiche o rumori di sottofondo. Potete inviarlo via Whatsapp, Telegram o Messenger: mi trovate come Giada Bianchi Art o al numero +41 79 313 66 59, oppure potete allegare la registrazione al mail info@giada.ch.

#LAFORZA può essere raccontata nella forma narrativa che preferite, siate voi stessi, il resto “andrà tutto bene”.

Grazie per quanto potrete fare, partecipando o condividendo l’appello.

E che #LAFORZA sia con tutti noi.

Ora vi saluto
Un abbraccio da qui

Giada


IL PROGETTO

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Da anni mi dedico alla rappresentazione di paesaggi pittorici umani. Creo dipinti ascoltando testimonianze in forma di messaggio vocale, ricevute in seguito ad appelli lanciati in rete. Le domande o tematiche trattate sono sempre relative all’esperienza di vita, al proprio essere, sono delle tracce sonore di singole identità le quali vengono tramutate in tracce pittoriche, in piccole orme di unicità che su tela vanno ad unirsi ad altre, dando vita a una mappa in cui è possibile incontrare e incontrarsi, nel sé e nell’altro: uniti grazie alla propria diversità.

Questi lavori, queste confidenze biografiche, le trasformo in seguito in sculture dal nome #BIOSFERA. Il mutamento permette di creare una sfera privata capace di dialogare con quella pubblica, osservare i labili confini esistenti fra esse, toccarne la fragilità, la vulnerabilità, e nel contempo interrogarsi sulle condizioni indispensabili necessarie affinché la vita possa svilupparsi in un contesto di dignità.

Danzare con la realtà grazie a un diario

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La formula del diario per afferrare l’incontro fra la propria natura e la realtà, in un dialogo fatto di meraviglia e stupore da approfondire nel tempo, per tutta la vita. È su questo pensiero che Giada Bianchi, artista e collaboratrice esterna de Il Bernina, ha ideato il workshop “e-missione diario”, in partenza a marzo nel suo atelier. L’abbiamo incontrata per scoprirne di più. 

Hanno tutti una storia da raccontare? “Certo! Viviamo di continue esperienze, che per me sono un po’ come delle bolle di sapone che escono dall’individuo per andare librarsi nel vento. Pensiamo a quante di queste piccole bolle fatte di attimi, parole, gesti, immagini ed emozioni produciamo anche in un solo giorno durante lo svolgersi della nostra quotidianità. Ad esempio ognuna di queste potrebbe diventare una tavola del diario: un disegno, uno scritto, un’immagine o anche solo un colore, a dipendenza di ciò che la persona deciderà sul momento e secondo il suo sentire”.

In che modo si può entrare in relazione con la quotidianità? “La quotidianità è una realtà che purtroppo subisce spesso gli effetti della routine, dove i gesti sono sbrigativi e finalizzati soprattutto alla mera utilità. Mentre la quotidianità, proprio perché ripetitiva, offre la straordinaria possibilità di realizzarsi nel rituale, nell’attenzione, nel dettaglio, nell’estetica e nell’immaginazione. Inoltre la sua (ipotetica) fissità rappresenta una sorta di schema da cui è più semplice cogliere l’insolito e il cambiamento ma, soprattutto, è la compagna di gioco ideale per la fantasia, e sperimentarsi in questo contesto in continuo fermento permette di arricchire qualsiasi visione, anche quella che si ha di sé”.

Ci sarà differenza con ciò che si racconta di sé sui social network? “Diciamo che online si tende ad esprimere soprattutto un ruolo, mentre il diario è uno spazio riparato che si sottrae al mondo esterno benché intrinsecamente collegato ad esso. La mancanza di un pubblico, sommato alla possibilità di esprimersi senza dover comunicare o trasmettere alcunché, permette una manifestazione più spontanea, la quale sarà dettata dalla propria necessità o piacere e non da un ipotetico senso, sguardo o giudizio altrui". 

Occorre avere qualche dote di disegno o scrittura particolare? “No. Nella composizione del diario è importante l’atto, l’abbandono alla scoperta, non il risultato finale. È per questo che reputo molto importante l’assenza di spettatori: l’espressione protetta dalla necessità di comunicare qualche cosa ad altri si può sviluppare in modo naturale, permettendo alle storie di imporsi da sé. Inoltre lo stimolo, manifestandosi nell’azione espressiva, sarà già da solo la miccia in grado di accendere le proprie capacità naturali: tutti sanno disegnare, pitturare o scrivere, il blocco o il dubbio subentrano quando vengono applicati il confronto o il giudizio, che dal mio atelier saranno banditi”.

Come è nata l’idea di offrire questo corso? “In “e-missione diario” risiede quanto appreso in tutti questi anni di ricerca personale e artistica. I miei dipinti rappresentano delle narrazioni sia private che collettive, e per arrivare ai lavori di oggi mi sono dovuta immergere nell’ascolto e nell’osservazione sondando e provocando la trasformazione. È stato un continuo passare dal mondo interiore a quello esteriore da cui poi ne è nato un ulteriore. È un movimento, un respiro nella danza, un passo a due capace di rendere più vivo ed eccitante l’esserci, ed è questo che voglio cercare di trasmettere nel mio corso”.

Come e dove si svolgeranno gli incontri? “Sono appuntamenti settimanali di un’ora e mezza in cui si potranno elaborare fatti, eventi, pensieri, emozioni o ciò che si riterrà di dover immortalare utilizzando diverse tecniche espressive quali la pittura, la scrittura, il disegno, la fotografia e molto altro. È pensato per adulti e per ragazzi e ragazze che più che imparare una tecnica desiderino scoprire come utilizzarla per rappresentarsi in un determinato ambito o momento. I corsi inizieranno il 18 marzo e si terranno nel mio atelier di St. Moritz. Ulteriori informazioni al link: https://www.giada.ch/emissione-diario". 

Intervista rilasciata per il portale Il Bernina, il 1° marzo 2020

Ok la cartolina te la mando, ma cosa devo scrivere?

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Ma, esattamente, cosa devo scrivere? In molti mi hanno rivolto questa domanda, ed effettivamente mi accorgo di non essere stata molto chiara. Come sapete tramuto in dipinti degli incontri, che solitamente avvengono prima tra me e voi per poi aprirsi agli altri nelle esposizioni, all’infinito. Ascolto (fino ad ora ho chiesto di rispondere agli appelli tramite messaggio vocale) ciò che della vostra esperienza avete deciso di condividere e da essa mi lascio ispirare: quando si accoglie ci si trasforma, non si è più gli stessi, ogni relazione è una somma moltiplicata alla potenza (umana).

Nella call to action attuale, da cui nascerà il dipinto #postcART, ho deciso di utilizzare il mezzo di incontro della scrittura, che può avvenire per cartolina o lettera ma rigorosamente inviata per posta. In questo caso entrano in ballo altri fattori come la scelta dell’immagine o del supporto, del contenuto, del francobollo, della destinazione, del periodo necessario alla ricezione e il sapore dell’attesa, perché come sapete vi risponderò. 

Nell’arco di una giornata ci attraversano la mente infiniti pensieri, idee, racconti, storie e ricordi, i quali scorrono senza controllo. Mi piace pensare che prenderne uno e riportarlo per iscritto su carta sia un po’ come salvarlo, come riuscire a scattare un’istantanea al fluire del tempo congelandone un lampo.  Lasciandomi invece la possibilità di rispondere, afferrando a mia volta una riflessione per voi, permetterete l’unione di istanti che magari non sarebbero mai neppure esistiti se per primi non aveste deciso di partecipare: fare è un atto di presenza al mondo, fare significa apparire. In pratica con il vostro gesto darete la possibilità a due riflessi d’eternità di poter camminare per strada tenendosi per mano, non vi sembra meraviglioso?

E quindi cosa scrivere? Quello che volete. Dal nostro scambio epistolare mi lascerò in seguito ispirare nella creazione del dipinto #postcART, il ritratto del tempo composto da scampoli d’esistenze.

Indirizzo a cui mandare una lettera o cartolina:

Giada Bianchi
Via Aruons 17
7500 St. Moritz
Svizzera

Ricordandovi di indicarmi il vostro recapito postale affinché possa rispondervi.

Grazie per quanto riusciremo a fare.

Uniamoci nell'atto dello scrivere, diverrà un dipinto

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Uniti nel gesto. In questo appello per la creazione di un dipinto l’elemento comune non sarà una domanda o un’immagine ma un gesto: il gesto dello scrivere. Esso diverrà rituale grazie alla somma di atti quali prendere carta/cartolina e penna, pensare, scrivere, sigillare il pensiero attraverso la propria firma, apporre l’indirizzo di colei con cui verrà condiviso e il francobollo, dirigersi verso il luogo della spedizione dando così inizio a un periodo meraviglioso attraverso l’invio: quello dell’attesa.

Nel frattempo, una volta ricevuto il vostro pensiero, compirò a mia volta il medesimo percorso: prenderò cartolina e penna, coglierò un istante, gli darò forma attraverso la scrittura, apporrò il mio nome e vicino il vostro, l’elemento legale che permetterà di incontrarci (il francobollo), camminerò fino al luogo d’invio respirando aria d’altura e infine lascerò cadere l’ultimo anello della catena nella cassetta postale in modo che possa chiudere il periodo d’attesa, ciò che renderà eterno questo scambio liberandolo dal flusso del tempo ma nel contempo permettendogli di espandersi all’infinito grazie alla partecipazione.

Da questa somma di azioni mi lascerò in seguito ispirare per la creazione dell’opera d’arte #postcART, la quale diverrà simbolo del potere del gesto condiviso attraverso la presenza di sé testimoniata attraverso la scrittura, capace di creare relazioni, dialoghi, accettazione, accoglienza ma, soprattutto, un noi composto da unicità uniche e straordinarie.

Per partecipare al progetto #postcART è sufficiente inviare una cartolina o lettera con un pensiero a:

Giada Bianchi
Via Aruons 17
7500 St. Moritz
Svizzera

Ricordatevi di indicarmi il recapito postale affinché possa rispondervi.

Grazie per quanto riusciremo a creare assieme.

Cerco amiche e amici di penna e istanti per #cartolinebyme

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L’anno scorso in questo periodo feci un viaggio di 5 giorni in cui visitai 9 mostre fra Roma, Firenze e Venezia. Oltre a offrire scampoli d’esperienza nelle stories dei miei canali social decisi di cogliere sensazioni sul momento da riportare in seguito su delle cartoline. Quest’ultime le inviai a 20 persone che si erano precedentemente annunciate a seguito di un appello lanciato su Facebook, Instagram e Linkedin. Questo progetto mi ha permesso di cogliere e togliere dal flusso dell’accadere istanti divenuti così eterni, che ho deciso di iniziare a riportare oggi sperando ne possa nascere altro.

Stavolta mi piacerebbe ricevere frammenti della VOSTRA eternità, cartoline o lettere in cui il vostro ascolto possa diventare un canale attraverso cui possa vedere, sentire e vivere il momento insieme a voi, immergermi in ciò che vi circonda. Ad ogni cartolina ricevuta risponderò offrendone in cambio una mia (ricordatevi quindi di aggiungere il vostro indirizzo), piccole perle di esistenze infilate una dietro l’altra che andranno a formare un ipotetico collier posto al collo dell’eternità.

Il materiale ricevuto lo utilizzerò sui canali social, ne farò probabilmente un podcast e sicuramente un dipinto, più qualsiasi ulteriore espressione utile a divulgare meraviglia, condivisione e unicità; vi posso comunque assicurare che i vostri dati non verranno mai divulgati o ceduti a terzi.

Quindi, se avete piacere a partecipare a questa creazione, inviate una vostra bolla temporale a:


Giada Bianchi
Via Aruons 17
7500 Sankt Moritz
Svizzera

Di seguito trovate un paio di cartoline inviate l’anno scorso durante quel viaggio.

10 ottobre 2018. Roma - Chiostro del Bramante ore 17.15:
“Tre donne in controluce. Chiacchierano. Dal chiostro giunge il suono di bicchieri apparecchiati. Una camicia bordeaux si combina in prospettiva con una verde lime; osservo il peso dei colori. Nel frattempo un uomo rosso in volto e in tenuta da jogging attraversa le sale del museo; che bello uscire a fare allenamento fermandosi a riprendere fiato fra opere d’arte”.

10 ottobre 2018. Roma - ore 18:
“Una mamma sta leggendo alla figlia una fiaba con protagonisti una roccia, un tappeto e un cammello. Suona il telefono. Se ne vanno prima che possa sentire il finale. Le scarpe d’argento di una signora entrano in risonanza con gli orecchini di un’altra, ed iniziano a luccicare all’unisono. Due sposi, in abito da cerimonia, cenano tranquillamente al tavolo di un’osteria, soli. Una Signora, parlando d’amore, dice “è sempre meglio quello che non hai”, sospirando”.

10 ottobre 2018. Roma - Bar all’angolo ore 19.15:
“Locale in penombra, candele sui tavoli, musica lounge, luci soffuse arancioni: l’atmosfera autunnale punge l’ambiente come ricci di castagne. Passano due volanti della polizia coi lampeggianti accesi. Il blu Islanda irrompe nell’istante trasformandolo in fragile lastra di ghiaccio, pronta a spezzarsi a un passo errato dei pensieri”.

11 ottobre 2018. Roma - Cappella Sistina, ore 10.15:
"Corpi. Corpi ovunque. Addosso, accanto, alle pareti, sulla testa. E il mio. Corpi a rappresentare loro malgrado ogni virtù e debolezza umana, come fossimo alla prova generale del Giudizio Finale. Corpi. Corpi intenti a guardare verso l'alto. Corpi che forse qualcuno sta osservando dall'alto, giù lì in basso, divenuti improvvisamente noi la sua Cappella Sistina".

11 ottobre 2018. Roma - Cappella Sistina dalle 10.50 alle 10:57:
”Di seguito ciò che svetta sopra la folla appeso ai bastoncini delle guide turistiche: una bandierina rossa, una cuffia di lana oro e blu, un foulard a strisce blu/verde/oro, due ginestre in plastica intrecciate, un fazzoletto azzurro a pois blu, lo stemma del Vaticano, un tigrotto di peluche, un foglio su cui è stampato un cuore, un pon pon a lunghe frange d’oro, una corona di fiori hawaiana in nylon, un foulard su cui è stampata più volte la scritta Italy, una Moleskine rossa, un’asola d’oro, un guanto giallo”.

#NOI1 in Stazione Centrale a Zurigo

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Il 15 agosto scorso si è svolta presso la stazione centrale di Zurigo la Swiss Art Expo by Artboxproject, una manifestazione atta ad avvicinare l'arte alle persone raggiungendole nella loro quotidianità. Fra le opere presentate non poteva mancare #NOI1, nato ascoltando le testimonianze che hanno risposto alla domanda "come vedi te stesso?".

Condividere genera incontri, mentre esserci amplia il senso di quel #NOI. Grazie a tutti coloro che hanno permesso ciò ❤️.

Ciò che si vede dalla cima di un dossier

In questo periodo sto preparando dossier di progetto, per cui la postazione di lavoro è passata dalla tela alla scrivania. Fermarsi a pensare, tramutare un'idea in parole, sintetizzare un concetto complesso, quantificare l'operazione, costruire i ruoli del team e di alcuni vederne già il volto, prevedere delle varianti e immaginarne sia il risultato che l'impatto e, cosa non meno importante, sognare.

Poi magari questa idea rimarrà stampata fra le pagine senza potersi sviluppare nella realtà, ma il processo di pensiero che porta a identificare e concretizzare un progetto realizzabile è sempre utile e arricchente. È come costruire una scala solida su cui appoggiare in futuro qualsiasi intenzione; che cambia è il panorama che si vedrà una volta percorsa e arrivati in cima.

Oggi il mio panorama è questo, e buon lavoro anche a tutti voi.

Inaugurazione mostra CRASH/FRAGMENTS il 10 ottobre 2019

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Giovedì 10 ottobre alle ore 18, presso lo Spazio 1b di Lugano, si terrà l'inaugurazione della mostra collettiva "crash/fragments" nella quale si troverà #FENICE, il dipinto nato ascoltando le testimonianze ricevute legate a momenti di rinascita, le quali saranno accessibili sul posto attraverso il proprio cellulare tramite uno specifico QRcode.

Se siete da quelle parti passate che c'è sempre bella gente, e se non ci conosciamo non abbiate timore a venire a tirarmi la giacca (o cappotto), che incontrarsi è un modo semplice ed efficace per creare sorrisi e insomma: what else?

Vi aspetto, ed evviva la condivisione capace di creare arte!

Il dipinto rimarrà esposto fino a febbraio 2020.

Uno sguardo nel nuovo #giadatelier

Nel mese di agosto ho trasferito l’attività in un nuovo atelier a Sankt Moritz, in Via Aruons 17. Ecco un video in cui si può dare una sbirciatina all’interno di quello che vuole diventare non solo uno spazio di lavoro ma anche un luogo in cui divulgare fisicamente attraverso incontri il mio concetto artistico basato sul riconoscimento della propria esperienza come riflesso di identità uniche, inimitabili e straordinarie, come quelle di ognuno di voi ;-).

Condividersi per operare resistenza, prendendosi cura del mondo

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Sono circa 300 le testimonianze fino ad oggi raccolte nel web a seguito di specifici appelli, dal cui ascolto sono nati numerosi progetti pittorici. Per me queste persone sono come dei guerrieri che operano resistenza prendendosi cura del mondo affinché le battaglie d’oggi si possano vincere non nello scontro ma nell’incontro. L’arte è il campo su cui costruisco l’intesa a cui tutti possono aderire; nessuno è escluso in quanto non esistono squadre, gruppi o etichette, ognuno porta la maglia della propria identità, unica ed eccezionale come quella del vicino.

Condividere una parte di sé significa mettere sul tavolo la possibilità che il funzionamento del proprio universo possa cambiare, perché una volta apparsi non sarà più possibile far finta di niente: occorrerà esistere. Reputo quindi sia un atto di grande coraggio ma anche di immensa generosità, in quanto permette a chiunque vi entrerà in contatto di manifestarsi a sua volta, gesto da cui potrà nascere un incontro basato sul rispetto. Vedersi è un cammino aperto che si decide di intraprendere nella scoperta, è un percorso lastricato dal possibile, è un rinnovarsi nel continuo ritrovo con l'altro e, di conseguenza, con se stessi.

Quindi GRAZIE: grazie davvero a tutti coloro che fino ad ora hanno risposto all’appello, l’hanno divulgato, ci hanno pensato, provato o anche solo accolto l’idea. Insomma, siete belli: tutti ❤️

Dipinti in cui sono rappresentati i diritti di tutte le persone

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Io credo davvero nell’enorme potenziale racchiuso in un atteggiamento di ascolto e condivisione, valori su cui ho costruito la mia arte, perché reputo che raccontarsi per un progetto pittorico sia un modo per offrire e offrirsi al mondo da un punto di vista inconsueto, una finestra di esperienze attraverso cui guardarsi e guardare.

Ogni esistenza è unica e irripetibile ma, soprattutto, appartiene esclusivamente all’individuo, e decidere di condividerla affinché possa venir ascoltata da altri dà vita non solo a un dipinto, ma i suoi effetti possono arrivare ad influenzare la società.

Ascoltare e osservare nell’accoglienza e nella comprensione sono gli antidoti al giudizio e al pregiudizio oggi così dilaganti ma, soprattutto, sono gli alleati di un’espressione personale creativa e libera, capace di trasformare le emozioni, i vissuti, le esperienze in un abbraccio collettivo dove i diritti delle persone, di tutte le persone, siano rappresentati.

Raccontarsi per generare un cambiamento nella società

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L'indifferenza è un vortice capace di risucchiare al suo interno valori, potere d'azione, sapere, credo, se stessi, i rapporti e gli altri; non guarda in faccia a niente e a nessuno e non prova nemmeno vergogna per la propria voracità. Ma a volte, per cambiare le cose, è utile anche solo iniziare ad apparire.

Per questo credo che raccontare un’esperienza personale sia un contributo attivo fatto verso la società; è un modo per contrastare l’apatia moderna, come dire “io esisto e di conseguenza mi accorgo di ciò che accade, io ci sono!”. È un gesto attraverso il quale è possibile comparire senza evidenziarsi, un manifestarsi privo di ostentazione.

È un’azione necessaria affinché ci si possa porre fra la luce dell’esistenza e lo sfondo foto-sensibile dell’eternità e rimanere così impressi nella memoria universale. Ecco cosa cerco di fare nei miei dipinti, cerco di rappresentare l’istante in cui una persona sorge nel panorama della storia attraverso la condivisione del sé, rendendo forse così possibile scriverne una migliore, di Storia.

#UNIVERSUS - Immagini abbinate ai racconti scritti

#UNIVERSUS, è una people-maps nata dai racconti dei luoghi del cuore dalla gente. In questa occasione ho dato la possibilità di partecipare alla creazione del dipinto anche attraverso testimonianze scritte, le quali hanno contribuito alla sua generazione ma non risultano nei file audio che accompagnano l’opera.

L'esperimento mi ha permesso di comprendere una volta in più l'importanza della voce, portatrice di un mondo emozionale, unico e straordinario quanto la persona che lo evoca esprimendolo.

Di seguito trovate quindi quanto letto ma non ascoltato, a cui ho abbinato immagini della mia regione (l’Engadina) a dimostrazione che la condivisione non solo è in grado di avvicinare ma anche di ampliare, conquistare e dilagare arricchendo il territorio dell’esperienza altrui.

BUONA LETTURA

È di ogni autore la scelta di apparire in forma anonima o firmata.

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Tiziana Meccia: “il vento soffiava leggero e con il suo calore sfiorava i nostri visi. La sabbia sottile accarezzava i nostri corpi e noi, rapiti da un’atmosfera quasi onirica, ci siamo ritrovati  in un mondo senza tempo, senza pensieri e preoccupazioni. Il deserto ci ha resi più consapevoli della bellezza e unicità della vita”.

Anonima: “ll posto che ho nel cuore è il Monte Laura, sopra Roveredo, dove salgo per rigenerarmi da più di 66 anni. Lì mi sento libera, e i contatti con le altre persone sono più intensi che non in città. Ho condiviso tante estati felici da bambina, con mio marito, i miei figli e i miei nipoti”.

Anonimo: “Il mio universo si trova su un lago ghiacciato. È un posto che non sembra vero, eppure lo è. Il crepitio della neve sotto i piedi… e l’orizzonte che mhmm... è fatto solo per sognare...”

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Gabriella Supertino: ”Un po' anima antica amo camminare e avvolgermi nella natura che identifico in particolare sui monti, un po' lupa attraverso boschi a cercare nuovi orizzonti, un po' aquila anelo alla roccia per permettere alla mia anima di spiccare il volo. Sempre i battiti del mio cuore impazzano al nuovo cammino, al primo passo, all'invitante sentiero. La fatica, la sosta, l'ascolto, l'abbraccio, i ciottoli, i rami, il cielo sanno confortarmi. Gli occhi cercano sino a che, tra la roccia, uno spazio cheta il mio cuore. Il mio corpo respira, l'anima si libra”.

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Lorenza Bonazzoli: “La baia è grande e incantevole e circondata da suggestive scogliere e da una serie di falesie, l’acqua è incontaminata, la sabbia morbida come un manto di velluto nero. Non esiste scenario migliore per fare pace coi mondi, quello fuori e quello dentro di noi, e per sedersi in raccoglimento, a immaginare che se sulla nostra terra dovesse esistere un luogo incantato dove Dio incontra gli uomini, ebbene, quel luogo sarebbe proprio qui. E cosa potrebbe raccontare Dio agli uomini in un luogo incantato? Favole, naturalmente!”.

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Carmen Corbo: “Luoghi e panorami bellissimi ne ho visti tanti, ma il mio “angolino speciale” è un ponte... un semplicissimo ponte. Un ponte particolare, e forse oggi ancora più speciale perché non esiste più. 

Purtroppo la frana di ormai quasi due anni fa, se l’è portato via…. ma in fondo non conta la forma, conta la posizione e il suo significato. Oggi al posto del vecchio ponte di granito, c’è un bellissimo ponte sospeso, un po’ traballante questo è vero, ma una vera avventura e divertimento attraversarlo!  Oggi è diventato un simbolo di rinascita e ricostruzione. Uniti si vince. Attraversarlo è stata una “rivincita”.  Forse per questo, gli anziani del paese, senza troppi problemi hanno fatto a gara per passare per primi!

Come dicevo, un ponte che unisce. É il punto di incrocio esatto di due paesi, ma anche di due valli, le “mie Valli”. Val Bregaglia e Val Bondasca. Adoro stare su quel ponte perché l’aria che scende dalla Val Bondasca è speciale. Il suo profumo è speciale. Se chiudi gli occhi puoi sentire distintamente l’odore di resina dei larici misto a quello delle rose alpine. L’aria sempre fresca e frizzante che ti fa rabbrividire per un attimo, ma subito dopo ti fa stare bene.

Anche nelle calde giornate estive, su quel ponte è sempre ventilato. Da quella posizione non vedi nulla di particolare, solo una stretta gola in cui senti risuonare tra salti e cascate il torrente, che nasce e scende dagli antichi ghiacciai poco distanti da quel punto. Quella gola alta e stretta a cui sono legate tante storie e leggende del paese, storie “magiche” che usava mia nonna per farmi addormentare da piccola! 

Ma quello che più mi affascina di quel posto è proprio il profumo di quell’aria. Odora di vette maestose, dalla cui cima ho conosciuto la sensazione di poter dominare…. non il mondo…. ma me stessa! Quel muro naturale di granito che divide Italia e Svizzera, ha un profumo tutto suo che riconoscerei ovunque. 

Su quel ponte, “non vedi”, ma senti arrivare in quell’aria, tutta la forza di quei giganti di granito. Senti la loro presenza, sempre. Per me è un concentrato di libertà, timore, determinazione e rispetto. Questo è sempre stato sin da piccola, il mio “rifugio” da qualsiasi problema o pensiero”.

Anonima: “Ho cercato in lungo e in largo, ma non sono riuscita a trovare un luogo dove sentirmi totalmente bene. Ovunque mi trovi se sono in comunione con Gesù tutto diventa meno ostile, e la vita è vita”.

Anonima: “Il mio luogo sono le colline intorno al mio lago. Alla giusta altitudine, fra il blu del lago e l’azzurro del cielo sento la sicurezza e la forza delle mie verdi montagne. Qui trovo l’energia per guardare lontano, illuminata dalla luce del sole che brilla sulla superficie dell’acqua così come nel mio cuore”.

ASCOLTA LE VOCI DELLE TESTIMONIANZE AUDIO

UNO SGUARDO SU #UNIVERSUS

#UNIVERSUS - Voci, testi e immagini abbinate alla Clip 4

Ascolta una parte delle voci che hanno dato vita a #UNIVERSUS, la people-maps nata dall’ascolto dei luoghi del cuore raccontati dalla gente. Ogni voce ha generato un tratto/composizione/colore nel dipinto, divenendo spazio fisico, luogo da incontrare, conoscere, esplorare e da cui lasciarsi, di conseguenza, scoprire.

Questa è la clip 4 di 4. L’audio è accompagnato dalla trascrizione integrale della testimonianza, a cui ho abbinato immagini della mia regione (l’Engadina) scelte ascoltando quanto ricevuto, a dimostrazione che la condivisione non solo è in grado di avvicinare ma anche di ampliare, conquistare e dilagare arricchendo il territorio dell’esperienza altrui.

Buon ascolto:

TRASCRIZIONI

È di ogni autore la scelta di apparire in forma anonima o firmata.

Anonimo: “È una piccola insenatura di Posillipo. Mare chiaro, dove il mare è sempre pulito perché c’è un’antica sorgente di acqua dolce, infatti si chiama “pozzillo”, l’insenatura, che lo rende sempre trasparente. E qui ad occhi chiusi spesso mi metto ad ascoltare il mare. Perché il mare parla, eia vento trasporta tanti messaggi. E quando senti poi le labbra bagnate dalla salsedine perché ti bagna il volto, ci manca solo un po’ di Tequila e un po’ di limone e poi è perfetto”.

Fabiola Bardon: “Quest’idea mi ha subito mandato in un luogo a me molto caro, che purtroppo si trova dall’altra parte del mondo. Qualche anno fa sono andata alle Hawaii; è un posto che mi ha ricaricata, appena arrivata lì ho pensato “sono a casa”. Sono quei luoghi che ti fanno stare bene fin da subito, ti danno l’energia di cui hai bisogno in quel momento, dove da qualsiasi parte guardi vedi meraviglie, e quando son tornata a casa ero un’altra persona.

Potrei parlarti dell’isola più grande, dove c’è un vulcano attivo su cui puoi andare, su su fino in cima, e vedere tante stelle come non le hai mai viste prima; è un puntino unico, ci sono miliardi e miliardi di puntini come qui da noi non vedi mai, sembra impossibile vedere così tante stelle in una volta. E quando sei al mare vedi pesci colorati, delfini, anche le balene ma nel periodo in cui ero io non c’erano, le mante, e ti lasci coccolare dall’acqua calda e mhhh…o mamma mia… sto sognando…”.

Luca Macciachini: “Montagna. Montagna verde e bianca, dove veramente capisci che un paradiso esiste. Non ha importanza se è un luogo fisico o la dimensione di uno stato d’animo. 

Il cammino. Il cammino della fatica esistenziale che si tramuta in buon umore. Umore mentale, godereccio, sei sensi ma anche dello spirito. Ogni passo rasenta la follia, che è la più pura delle saggezze. E il tuo respiro, il respiro che si confonde nel blu del cielo, del giallo sole che si riflette sul verde o sul bianco, e ogni passo è diverso. Case. Case naturali, perché naturale è la gente che è lì, e capisci che veramente il cerchio si chiude nel paradiso che trovi. Montagna. Montagna bianca, verde, azzurra, gialla, e sei tu”.

Anonima: “Il posto che vorrei raccontare è il mio corpo, dove nella testa c’è un gran casino che crea il caos attraverso delle convulsioni. L’esterno mi sembra così pieno di vita e avrei tanta voglia di riuscire a prenderla… è tutto così bello…”

Anna Di Leo: “Ti parlerò di un giardino. Immagina di andare oltre a un cancello molto grande e di trovarti in un corridoio lungo, completamente in ombra, dove sulla sinistra c’è una macchia azzurra, di un azzurro intenso: sono le piante di ortensie. D’estate quando la luce è forte questo azzurro diventa quasi blu, e nell’ombra questo azzurro, questo blu, risalta moltissimo: è molto bello attraversare questo piccolo corridoio. In fondo giri sulla destra e passi sotto un arco in pietra, ed entri nel giardino. Sulla sinistra ci sono una vasca di pietra e un pozzo. Sulla destra c’è la casa, in fondo ci sono le aiuole con dietro un muro verde completamente ricoperto di edera.

Cammini verso il muro poi giri sulla sinistra, e cominci a scendere una piccola strada in discesa, dove sulla sinistra trovi un gazebo grande, completamente in ferro battuto, e dall’alto piovono fiori di glicine: azzurri, viola, bellissimi. D’estate è completamente piena, è una cupola colorata piena di questi grappoli, e sotto c’è un tavolo in pietra con tutto intorno un sedile su 3 lati dove la sera le persone che abitano la casa vanno a cenare.

Più avanti il giardino si apre verso il paesaggio, e quello che vedi è il mare, e se te lo vuoi godere ti siedi su un lungo sedile in pietra che corre parallelo a questo muro. Dietro e sopra di te ci sono due enormi palme che fanno ombra, e sotto crescono oleandri rosa e bianchi. 

Di giorno sono la casa delle cicale, è assordante il rumore che fanno, però la sera, quando il sole cala, stanno zitte, e allora ti puoi sedere su questo sedile lunghissimo e in pace, nel silenzio, ti guardi questo spettacolo meraviglioso del mare e delle isole Eolie; si vedono quasi tutte.

Più si fa sera più vedi le luci brillare, le vedi sopra di te perché ci sono le lucciole, poi le vedi davanti a te, sono le luci dei paesini che sono sotto, nella vallata, e poi in fondo le luci sono sul mare, proprio sopra, perché d’estate ci sono le lampare, le barche con una grande lampada montata a prua che serve ai pescatori per pescare di notte. E se guardi bene, proprio lontano sul mare, vedi una luce rossa, piccola piccola, è Stromboli.

Stromboli è sempre attivo; alla mattina puoi vedere il filo di fumo che sale dal suo cratere e la sera vedi il rosso della lava. 

In questo giardino meraviglioso sono stata seduta tante tante tante volte, da bambina; è il giardino del mio cuore, il giardino della mia infanzia, il giardino dei miei nonni”.

Anonimo: “Il mio luogo è un bosco in Cile. Mi piaceva salire sugli alberi di eucalipto e rincorrere i passeri, da un ramo all’altro saltando insieme a loro. Salivo proprio in cima, cosa pericolosissima perché in Cile raggiungono i 20 metri d’altezza. Quella sensazione di libertà però era stupenda, bellissima; poter essere in simbiosi totale con gli alberi, la natura, gli uccelli, vedere che io non ero una figura che li poteva spaventare ma stavano vicino a me, giocavamo assieme. 

Essere in sintonia con la natura crea questo effetto, dove tutti siamo uniti da qualche cosa di bello e non ci facciamo paura. Questa è l’immagine bellissima che ho in testa, per sempre”.

Ursula Fontanella: “Negli anni ’90 vivevamo a Viganello su una via molto trafficata. La casa aveva un pergolato su cui cresceva uva americanella molto vecchia, e assieme ad altri 4 amici ci è venuta l’idea di fare il vino o insomma, quel che ne è uscito. Sull’etichetta della bottiglia abbiamo scritto:

“Uva stentatamente maturata ai suffumigi della frontiera via, ricca di tossicità e monossido di carbonio, amorevolmente vendemmiato in extremis nel vetusto podere di Viganello. Trattato con pigiatura pedemontana aulentum rurale. Vino invecchiato in pregiate damigiana plastico-vetrate e imbottigliato direttamente nel garage dei produttori/consumatori Font-Bor-Mel, viticoltori dal 1990 e fornitori di futuri Reali e Papi. Prodotto in quantitativo quasi sufficiente: nr. 35 bottiglie. Nettare prevalentemente da bere e golosamente custodito nel polveroso sottoscala. Lo si beve in compagnia. 750 ml/super 90 ottani”.

Ho conservato un paio di queste bottiglie per il piacere dei momenti in cui l’abbiamo prodotto, e per me non c’è mai stato divertimento più grande. In seguito abbiamo lasciato quella casa, ma il ricordo di quell’amicizia e del grande attaccamento che c’era tra noi “produttori di vino” è rimasto intatto”.

Gesti generatori d'arte

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Uno dei pilastri su cui si basa il mio progetto artistico è il riconoscimento prima e la condivisione poi di un’esperienza personale, in quanto reputo sia un gesto di attenzione e generosità enorme che permette il riconoscimento tra persone, le quali possono a loro volta entrare in relazione e dar vita a quel rapporto straordinario di accettazione basato sulla conoscenza. Quindi la mia raccolta di testimonianze non ha lo scopo di voler spiegare, insegnare o consigliare, ma desidera essere un modo per divenire presenti in primis a se stessi e in secondo luogo agli altri, rendendo così possibile avvicinarsi, entrare in contatto e scoprire, scoprendosi.

Fino ad ora sono state affrontate diverse tematiche sia sociali (discriminazione sessuale, il mondo extra geografico, la bellezza come valore morale,…) che legate all’individuo come portatore di singola identità (il rapporto con il corpo, la visione che si ha di sé, quali ricordi generano determinate immagini, …), ma è un principio che può essere adattato a qualsiasi ambito desideri coinvolgere la partecipazione delle persone, dai cui racconti nascerà l’opera.

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Appello ricerca esperienze:

In questi giorni sto inoltre raccogliendo racconti nati da momenti di rottura, quando la vita ci ha portato/obbligato/offerto la possibilità di cambiare, di rinascere dalle ceneri come una #FENICE. Se desideri partecipare alla creazione di un dipinto testimone dei valori sopraccitati, è sufficiente inviare un messaggio vocale al numero 0041793136659 in cui racconti una tua esperienza relativa a momenti in cui ci si è dovuti ricostruire/reinventare. L’opera finale sarà esposta accompagnata dal file audio con le voci dei protagonisti.

 

Su Linkedin e su qual è l'intento del progetto #ritrattinarrativi

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Essendo il mio progetto legato al confronto, al dialogo e alla partecipazione, ho deciso di creare anche una pagina Linkedin in cui verranno riportate esperienze, collaborazioni e attività che andranno a formarsi nel corso del suo sviluppo oltre a, naturalmente, rappresentarmi come azienda.

Sarà un modo per osservare e lasciarsi coinvolgere da ciò che accadrà in questa avventura che non vuole essere solo artistica ma, soprattutto, generare nel (proprio) contesto ascolto, attenzione e accettazione.

In aggiunta in agosto aprirò un nuovo spazio a St. Moritz in cui, oltre all'espressione pittorica, mi piacerebbe riuscire a dar vita a un luogo in cui vengano proposte attività utili per scoprire, interrogarsi, ritrovarsi e sperimentarsi nel confronto, in pratica la parte Off dei #ritrattinarrativi (proposte di collaborazione bene accette).

Quindi grazie se avrete piacere di seguire la Pagina su Linkedin, mentre sotto vi riporto quanto scritto nel primo post. Grazie in anticipo se deciderete di seguirmi :-).

Opere d'arte nate da messaggi vocali: qual è l'intento del progetto #ritrattinarrativi?

"I miei dipinti -risponde l'artista Giada Bianchi- nascono da ciò che raccolgo a seguito di appelli lanciati nel web; rappresentano l’eco della voce del mondo che sfugge al tempo e allo spazio grazie alla condivisione.

Lo scopo è far riflettere sull’importanza della propria esperienza in quanto risultato di un’esistenza unica, irripetibile e inimitabile quindi preziosa, e se lo è per uno lo deve essere necessariamente essere anche per tutti gli altri.

Una testimonianza appartiene allo spazio privato della persona la quale, decidendo di rispondere alla call to action, si apre di sua spontanea volontà all’incontro, alla possibilità di scoprire altre realtà al di là dell’apparenza, del conosciuto, del pregiudizio e della discriminazione.

È un atto di accoglienza, generosità e fiducia immenso verso il prossimo attuato in un contesto complesso come i social network. Nei racconti non c’è necessità di mostrare ma di essere, e quando questa attitudine si unisce a un atto diventa un gesto posto al servizio della continuità e del futuro, sia delle persone che del mondo, sia virtuale che concreto”.

#UNIVERSUS - Voci, testi e immagini abbinate alla Clip 3

Ascolta una parte delle voci che hanno dato vita a #UNIVERSUS, la people-maps nata dall’ascolto dei luoghi del cuore raccontati dalla gente. Ogni voce ha generato un tratto/composizione/colore nel dipinto, divenendo spazio fisico, luogo da incontrare, conoscere, esplorare e da cui lasciarsi, di conseguenza, scoprire.

Questa è la clip 3 di 4. L’audio è accompagnato dalla trascrizione integrale della testimonianza, a cui ho abbinato immagini della mia regione (l’Engadina) scelte ascoltando quanto ricevuto, a dimostrazione che la condivisione non solo è in grado di avvicinare ma anche di ampliare, conquistare e dilagare arricchendo il territorio dell’esperienza altrui.

Buon ascolto:

TRASCRIZIONI

È di ogni autore la scelta di apparire in forma anonima o firmata.

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Sabina Abbinante: “Il mio posto del cuore sono le strade, i cammini, quelli che permettono sempre di cambiare paesaggio e vita, di avanzare sempre nel nostro percorso per migliorarci. In questo momento mi sento così: di iniziare un nuovo cammino per stare bene”.

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Anonima: “Il mio luogo sono le colline. Le trovo commoventi, e mi è capitato spesso di piangere davanti a dei paesaggi collinari. Mi vengono in mente quelle delle Langhe in Piemonte, o in Toscana, ma anche le colline vicino a Lugano o fuori Locarno... questi paesaggi così languidi, così erotici, così dolci, e talvolta completamente non disegnati, dove si vedono delle linee che si sovrappongono, con dei confini e dei contorni che non sono netti. Questi paesaggi sono i miei luoghi; non le alte cime, non necessariamente il mare ma, soprattutto, le colline”.

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Diaolin: el cant de la val…

“el vèn su da le giàre de l’Avìs
sgolando sora i cròzi ‘n smöia fondi
e ‘ntant  la se fa sbòfa  l’aqoa ciàra
via ‘n mèz a qoéi maròchi smondoladi
lasando fis en zìfol šut de vènt
desmìšiar för pu vìo ‘l mè šòn sgaùš

a tonde, el par l’arnai co l’òcio ‘n pàiša
ma vedo che ‘l se leva ‘n vèrs al sol
postandose soléo su l’aria tébia
cunà come che ‘l fus en fior de néo
e pò sfantàrse dolc’ ‘n de ‘n cant soliènt
che ‘l fa fermar la val sora ‘l sušùr

l’è vozi de le peš che se lamenta
misiade ala remor del bosch che sgnìnfa
e slòiche de marsoni che i ghe tende
a ‘n merlo ‘mpasionà sul témbel nét
e canta tut ensèma ‘l nìo scondù
fintant che ‘l sol se sconde e pòlsa ‘l  vent”.


Sale dai ghiaioni dell’Avisio
volando sopra le rocce immerse nell’acqua
e nel mentre l’acqua chiara diventa schiuma
passando in mezzo ai sassi smussati
lasciando intenso un fischio asciutto di vento

che mi risvegli da un sogno svuotato
girando, sembra un falco con l’occhio vigile
ma noto che si innalza libero al cielo
appoggiandosi leggero sull’aria tiepida
cullato come fosse un fiore di neve
per poi sciogliersi dolcemente in un canto solingo
che ferma la vita della valle sull’attimo

sono le parole dei pesci  che si lamentano
mischiate al rumore del bosco che singhiozza
e racconti di marsoni che fanno la veglia
ad un merlo appassionato sul sorbo ancora nudo
e canta tutto insieme il nido nascosto
fino a che il sole si nasconde ed il vento riposa”.

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Anonima: “Come luoghi dell’anima io metterei due cose: panchine e finestre, perché servono per guardare e conoscere ma anche per immaginare. Come panchina posso dirti quella di Torentino, dove da ragazzina ci stavo seduta perché odiavo stare lì. Oppure quelle delle pinete quando andavo al mare, quelle di una piazza dietro casa dove ogni tanto vado d’estate quando il sole sta morendo, quella davanti alla scuola dove abbiamo fatto la fotografia con le professoresse quando mi sono diplomata o quelle dei corridoi universitari, quando aspettavo prima di entrare per un esame.

E poi abbiamo le finestre: quella della casa di Torentino che si affaccia su una piazza antica della cittadina, e da lì vedo una chiesa sconsacrata e le colline marchigiane, belle, verdi, dove si possono immaginare le storie e da cui arrivano nuvole che sembrano draghi, fantasmi e animali che volano. Su questa piazza inoltre, prima del terremoto, le persone si incontravano e vociavano, creando come un nuovo linguaggio e sembrava danzassero, perché si spostavano mentre parlavano. Poi c’è la finestra della cucina di casa a Roma, dove vedo degli alberi e la vita nei palazzi di fronte, e le persone più vicine sembra quasi di conoscerle anche se in realtà conosci solo il loro viso, le loro espressioni, le senti parlare e discutere.

E poi ti racconto una cosa che sembra triste ma non è così. C’era un albero proprio sotto casa che in autunno, quando ingiallivano le foglie e apparivano frutti arancioni, si riempiva di pappagalli verdi. Roma è piena di questi uccelli, e arrivavano come una flottiglia di aerei starnazzando tutti assieme: era una nuvola colorata meravigliosa, poi però l’hanno buttato giù. Ora questo spazio è rimasto vuoto ma io l’albero lo saluto comunque tutte le mattine, perché credo che la sua anima sia rimasta lì”.

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Anonima: “Io non ho un luogo particolare, penso che tutti i posti visitati rimangano un po’ nel cuore. Il bosco però è un luogo in cui mi sento bene, mi fa sentire a casa, in pace con me stessa. Quando sono disequilibrata o non sono in forma il bosco mi aiuta tantissimo. Quindi il bosco, le piante che ti accolgono, che ti abbracciano e che ti danno energia sono una cosa fantastica, che mi fa stare bene”.

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Anonima: “Un luogo che mi sta particolarmente a cuore è un posto balneare, al mare, in Italia: è Rimini. Ci sono praticamente cresciuta; dai 2 fino ai 18 anni ci andavamo per 10 giorni tutte le estati con la famiglia. Io la adoro, e con chi ne parla male mi arrabbio perché ho sempre trovato gente molto cortese, si mangia bene, sono corretti e gentili, si sanno divertire ma anche fare le cose serie. 

Rimini per me è tornare a casa. Dovessi andarci da sola probabilmente mi sentirei tranquilla perché conosco sia la zona che la gente. Ogni anno quando torno mi riconoscono, mi salutano, mi chiedono come sta la famiglia, la mamma eccetera. Ci sono andata da piccola, da adolescente, da adulta, da sposata e in seguito con il marito e i figli. È un posto che trovo molto vivibile in generale, quindi per me un posto a cui penso volentieri e mi scalda il cuore è Rimini”.

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Roberto Rivola: “In questo momento vedo un bel castello, un elicottero sta passando davanti al Piz Mezdì, vedo la funivia del Corvatsch, un magnifico lago gelato è davanti a me e su cui passerò fra poco con gli sci di fondo andando verso Sils. Vedo anche la Margna, il Piz Julier, il Piz Nair, Corviglia e più in là non riesco a vedere perché c’è davanti una collinetta. È una giornata fantastica, sole splendente, e spero che tutto questo bianco e questo blu possano avere un riscontro in un pezzettino del quadro”.

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Alessandro Mazzeo:

… Se solo "piovesse",
nonostante l'ineluttabile  calore
soprassedendo ai tremori, ai timori,
… sino alle viscere,
nonostante non si riesca domarle,
nonostante non si riesca a donarle,
nonostante le  "infuocate" pulsioni,

… Se solo il TemporAle ,
nello "Stretto" necessario. - AM

« (…) ma ecco, all'improvviso,
Sprofondarono sensi e pensieri,
(…) E un abisso senza confini
Si spalancò: (…) »

Ed ora uno sguardo sul dipinto generato dai racconti:

#ARTLIFE - Testimonianze audio: quando le trascrivo

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Poi c’è che le trascrivo. Sì, chiedo di inviarmi un messaggio vocale ma poi ne riporto le parole sulla Moleskine dedicata al progetto. Scrivo sempre a mano; anche questo appartiene al rituale della nascita del dipinto. Deve esserci silenzio assoluto, poi mi siedo davanti al cellulare e faccio partire l’audio, che blocco man mano per avere il tempo di capire bene ogni parola e imprimerla sulla carta attraverso la traccia. La ascolto diverse volte per evitare errori, gustarne il senso e fissare nella memoria il timbro di voce e le emozioni in esso contenute. 

Ogni testimonianza è un intimo incontro, è un tête-à-tête colmo di rispettosi dialoghi muti e sguardi di fiducia. In quei momenti è un po’ come registrare una musica su vinile, dove in seguito ripassandoci sopra lo sguardo dal solco della matita scaturisce la melodia del racconto. Questo mi permette di meglio seguire il ritmo della creazione, laddove l’esecuzione improvvisata lo richiede.