La visione collettiva di bosco

Ecco la definizione collettiva di accoglienza scaturita dalle voci di coloro che hanno condiviso una parte di sé affinché si potesse unire a quella d’altri e, da lì, generare un nuovo assieme.

Vocabolario collettivo della realtà - BOSCO:

Il bosco è un luogo fisico e vivo, popolato da animali, piante, sassi e insetti, dove si intrecciano la vita quotidiana e la bellezza della natura. È un ambiente in cui raccogliere legna, costruire capanne, giocare, camminare e respirare la calma, offrendo uno spazio per il relax e la gioia condivisa. È un regalo della natura, ricco di colori, odori e suoni, che invita a rallentare e osservare. Per molti, il bosco è anche un’esperienza personale ed emotiva: è un rifugio di pace e serenità, un luogo dove ci si sente accolti e rigenerati. È un giardino personale che diventa un forziere di tesori nascosti, una cattedrale naturale che accoglie senza giudizio, e uno spazio dove la memoria si intreccia con il presente. È il ricordo di chi non c’è più, la casa degli alberi e delle radici che raccontano storie di vita, un luogo dove incontrare sé stessi e le persone care. Simbolicamente, il bosco rappresenta la ciclicità della vita, il perpetuo rinnovarsi dell’esistenza, dove il germoglio e la decomposizione convivono in armonia. È il racconto di un "noi" perfetto, dove gli alberi si connettono sopra e sotto la terra, insegnandoci solidarietà ed equilibrio. È uno spazio sacro e misterioso, che riflette la complessità dell’esistenza umana, accogliendoci senza condizioni. Il bosco diventa così non solo un luogo fisico, ma anche un simbolo universale di connessione, guarigione e libertà, radice della nostra essenza e specchio del nostro legame profondo con il mondo.

Lieti momenti
Giada

Il mio più sentito grazie va a Luca, Fernando, Tu foresta, Elena, Emanuela, Ros, Francesca, Francesco, Andrea, Tiziana, Giovy, Ivy, Mauro, Paolo, Luca, Caterina, Daniele, Sandro, Claudio, Stefania, Gabriella, Paola, Filippo, Cristina, Rosa, Paola, Milena, Fiorealtrove, Fabio, Guglielmo, Riccardo, Giovanni, Misha, Tommaso, Leo, Liam, Miika, Noah, Sophie, Emilie, Elina, Emma, Gaia, Camilla, Sharon e Veronica, dalle cui risposte è nata questa straordinaria definizione ❤️🙏.


Le single risposte integrali:

  • “Il bosco è l'inquietudine della scoperta della complessità di un'amicizia”. Luca

  • “Luogo apparentemente solitario e misterioso abitato da meravigliosi animali e frequentato da anime nobili e sensibili e da una massa di turisti spesso ignoranti. 💚🌲🌲💚”. Fernando

  • “Il Bosco è vita 🌳 è un mondo nel mondo. L'interazione tra bosco e uomo sarà sempre più necessaria e imprescindibile in futuro.💚” Tu Foresta

  • “Il bosco è per me un luogo di guarigione, che mi permettere di mettermi a nudo e ricordarmi chi sono. Il bosco è casa. Il bosco è un grande alleato”. Elena

  • “Il bosco è dove vado a ricaricarmi, spesso anche ogni giorno se gli impegni lo permettono. Per fortuna ne ho uno quasi dietro casa. Cammino nel silenzio. Osservo la natura. Faccio foto. Amo il bosco nelle fredde mattine invernali, con la brina e  il terreno duro sotto le suole. È il mio ossigeno. Il luogo in cui potrei perdermi e ritrovarmi”. Emanuela

  • “La perfezione del tutto nella ciclicità in ogni suo aspetto, dall'odore fresco del germoglio a quello marcescente della decomposizione🍀”. Ros

  • “È polmone, respiro di vita, conservazione nel mistero, culla ed involucro, ma anche rifugio, quiete, calma, riflessione e pazienza. Odore di terra fresca e muschio bagnato, tappeto di velluto”. Francesca

  • “Il mio giardino”. Francesco

  • “Shinrin-yoku. Dal giapponese letteralmente, “bagno nella foresta”. Non sapevo avesse un nome, ma so che è una delle esperienze più rigeneranti per me. Lo è da sempre. Appena il verde mi circonda e il suono e la densità del verde mi sovrastano, allora io rinasco. Questo per me è il bosco, una fonte rigenerante”. Andrea

  • “Il bosco è mio Padre. Dopo la sua morte, da piccola scappavo nel bosco. Solo lì tra gli alberi lo sentivo ancora vivo e mi ci rifugiavo tutti i giorni. Ed è ancora così”. Tiziana

  • “Per me il bosco è tutto. È casa, è una cattedrale, è uno scrigno che contiene tesori, è una protezione, è un elemento da cui trarre forza, è tutto. Contrariamente a quel che pensa la gente in cui vede nel bosco tante volte l’ombra, io nel bosco ci vedo la luce. Per me il bosco è tutto questo.” Giovy

  • “Un luogo sacro, in cui entrare con rispetto e gratitudine. Noi umani dovremmo vivere prendendo esempio dagli alberi, che si sostengono reciprocamente in un continuo scambio. Dare e prendere, senza pretendere 😊🙏🏻💚”. Ivy

  • “Il bosco è profumo di muschio e di foglie, l'irrequietezza di un formicaio, uno spiffero di vento, il brontolio del torrente dentro la forra, un raggio di sole che filtra tremulo tra le foglie, le impronte di un cervo, il posto dei funghi dove andavo con mio padre”. Mauro

  • “Secondo Mario Rigoni Stern è una cattedrale. A me ha sempre fatto l'effetto del giardino segreto dell'omonimo romanzo per ragazzi. Un luogo dove si fa esperienza di un tempo diverso, di una lingua solo parzialmente familiare, di una comunanza speciale”. Paolo

  • “Per me il bosco è il luogo di ritrovo di alcuni dei miei amici più cari, che vado spesso a incontrare per farci belle e illuminanti chiacchierate”. Luca

  • "Il bosco è un luogo speciale, sacro per me. È il ricordo di mio padre, delle domeniche mattina passate a camminare nel bosco. Sotto la pioggia, la neve, il sole, non importava, non potevamo mancare a quell'appuntamentoo speciale. Lui era lì ci aspettava...sempre...” Caterina

  • “Il bosco come luogo di pace e serenità”. Daniele

  • “Il bosco è quella cosa preziosa che deve essere tutelata dal mordi e fuggi dei cittadini che poi votano (o addirittura si inventano) iniziative farlocche che mettono in difficoltà chi il bosco lo cura e lo protegge da secoli”. Sandro

  • “È l’unico luogo dove mi sento a casa!”. Claudio

  • “Il bosco per me è un luogo affascinante e misterioso. Nella mia fantasia è popolato da piccole creature delle fiabe, gnomi e fatine… In estate ci vado a passeggiare per ripararmi dal sole e dal caldo, in autunno per cercare le castagne e vedere come cambiano colore le foglie, per poi cadere. E cosa sarebbe un paesaggio senza un bosco, quando in inverno la neve cade, se non ci fossero alberi su cui posarsi? Il bosco è un preziosissimo patrimonio che necessita di cura e protezione, i suoi alberi sono linfa vitale per la terra e per tutti noi”. Stefania

  • “Il bosco è un luogo che evoca sensazioni di pace e connessione con la natura”. Gabriella

  • “Per me il bosco è rilassamento, scarico di tutti i pensieri, raccolta legna e foglie, star bene e camminare, d”estate è frescura e allo stesso tempo luogo per incontrare persone che amano la natura e tanto altro”. Paola

  • “Il bosco è la casa che abbiamo abbandonato e a cui sto cercando di tornare con tutte le mie forze”. Filippo

  • “Il bosco è intimità, connessione, respiro e libertà. Non vi è giudizio dal bosco, lui ospita ed offre se stesso per quello che è. Non muta mai il suo essere. Al contrario, lo condivide. Il bosco È!”. Cristina

  • “Il bosco muta con noi...da bambini ...il bosco è quello delle favole ...a volte fa paura ...altre...bellissimo.... con tutti gli animali ...crescendo ...ci piace correre ...nasconderci ...poi ...scopriamo ...la magia degli alberi ...la pace ...la quiete ...il silenzio ...il rigenerarsi nella natura ...facciamo incontri inaspettati che riempiono il cuore ...torniamo a casa sempre con una pace interiore”. Rosa

  • “Infine

    Odori

    Muschio

    Morbido

    Torrido

    Humus

    Selvaggio

    Sei

    Tu

    Mio

    Sangue

    Verde,

    O

    Marrone

    Toni

    Di ogni

    Tipo

    Salvi

    Generoso

    Accogli

    I miei pianti

    Risuoni

    Le

    Mie gioie

    Sei

    Sempre

    Avvolto

    Di

    Mistero

    O

    Bosco”. Paola

  • “Il bosco: un luogo di ricarica, di calma, di sostegno, e quando non puoi accedervi ti rendi conto ancor di più di quanto sia importante!”. Milena

  • “Il luogo dove mi corico e risveglio, dove respiro e vivo con presenza. Una clinica a cielo aperto. Uno scrigno dell'essenza dell'universo. La foresta, il bosco, il luogo da dove tutti noi proveniamo”. Fiorealtrove

  • “Il bosco è il racconto che fa il mondo di un "noi" perfetto. La solitudine di ogni albero che si sfiora in cielo e sotto terra e si fa unico corpo”. Fabio

  • “Poi ci eravamo messi a sedere all’ombra per ascoltare quello che succedeva fra i rami degli alberi. Uccelli che discutevano fra loro, un picchio che batteva i suoi tac-tac-tac-tac, tutta la vita di quei piccoli esseri che se ne stavano lassù badando ai fatti propri e se ne strafregavano dei tuoi. Rimetteva le cose al loro posto, intenso buono. Ecco perché mi piaceva il bosco”. Dal libro di Barbara Kingsolver “Demon Copperhead”. Guglielmo

  • “Il bosco l’ho sempre adorato, fin da quando ero piccino perché il bosco ti accoglie e ti coccola. Il bosco ti fa anche paura e incute anche un po’ di timore, devo dire però ultimamente che tante persone non hanno rispetto del bosco. Il bosco è un po’ la nostra anima, sono le nostre radici, è tutto ciò da cui proveniamo. Tutti questi alberi maestosi che raccontano la storia, la vita, una vita vissuta. Chissà quante cose ha visto il bosco; se potesse parlare sarebbe qualche cosa di assolutamente eccezionale. A me il bosco dà serenità, anche in quelle giornate in cui è cupo. Ci sono delle giornate scure, quando pioviggina. Preferisco quelle giornate, quando è cupo e c’è un po’ di nebbia. È affascinante, ti dona questo mistero che è anche un po’ il mistero della vita”. Riccardo

  • “Il bosco è una ricchezza per gli animali e per l’uomo. Agli animali serve per nascondersi e nutrirsi, per l’uomo che deve tenere pulito tagliando alberi vecchi e seguire il rinnovo con piante più giovani. Serve nella falegnameria e per scaldarsi in inverno  ed evita in caso di forti piogge alluvioni e altri disastri che provoca anche per il vento, quindi mandiamo a spasso gli ecologisti che di queste cose non capiscono nulla e fanno solo danni”. Giovanni

  • “Per me il bosco è vita: è il luogo dove più mi sento vivo, grazie al suo silenzio e al distacco dalle città”. Misha

  • “Per me il bosco è un luogo in cui si costruiscono le capanne. E dove puoi restare tranquillo in relax. È anche un luogo dive GIOCARE!!!!!!!” Tommaso - 11 anni*

  • “Per me il bosco è un posto dove puoi fare quello che vuoi” Leo - 11 anni*

  • “Per me il bosco è un posto dove posso rilassarmi e giocare con i miei amici”. Liam - 11 anni*

  • “Per me il bosco è un posto della calma perché se ti rilassi sembra che il bosco è fatto per tutto questo”. Miika - 11 anni*

  • “Per me il bosco è un posto tranquillo e molto colorato. Ci sono: animali, piante, sassi, insetti”. Noah - 11 anni*

  • “Per me il bosco è: il luogo dove mi sento libera e felice. Per me il bosco è anche un posto dove posso divertirmi con le mie amiche. Mi piace tantissimo il Bosco!”. Sophie - 11 anni*

  • “Il bosco per me è un luogo di pace, di gioco e molte altre cose. Il bosco mi fa sentire bene. Quando sono nel bosco mi sento me stessa. Io adoro il bosco”. Emilie - 11 anni*

  • “Il bosco è per molti una casa, un posto dove giocare, divertirsi… Ma per me è un forziere pieno di tesori nascosti ancora d’aprire per assumerne l’ispirazione”. Elina - 11 anni*

  • “Per me il bosco è rilassamento totale, gioco, sport, un posto di unione, collaborazione, libertà naturale, aiutarsi migliorando, un mondo senza auto” Emma - 11 anni*

  • “Per me il bosco è un posto magico dove mi fa sentire bene e molto tranquilla”. Gaia - 11 anni*

  • “Per me il bosco è: natura, un’esperienza unica, un posto da condividere, un regalo della natura, un mondo di felicità”. Camilla - 11 anni*

  • “Il bosco è il posto dove ci si diverte. È bello starci con gli amici”. Sharon - 11 anni*

  • “Per me il bosco è un luogo prezioso, vivo di ricordi d’infanzia: è la casa degli gnomi che lasciavano per terra un Toblerone ed io, passeggiando con la mia Ava, ne trovavo molti”. Veronica*

    *Queste definizioni provengono dalla classe della Maestra Veronica, delle scuole elementari di San Vittore, la quale ha posto loro la domanda “cos’è per te il bosco?” durante una passeggiata in natura. 

La visione collettiva dell'accoglienza

Ecco la definizione collettiva di accoglienza scaturita dalle voci di coloro che hanno condiviso una parte di sé affinché si potesse unire a quella d’altri e, da lì, generare un nuovo assieme.

Vocabolario collettivo della realtà - ACCOGLIENZA:

L'accoglienza è un abbraccio di cuore, un gesto che va oltre la semplice gentilezza per diventare un atto di empatia e amore verso il prossimo. È la capacità di far sentire gli altri a proprio agio, dipingere un sorriso sul volto di chi arriva, e creare ambienti che trasmettono calore e accoglienza, dove si può co-costruire un modo per stare assieme. Per alcuni è una parola complicata, legata a esperienze personali e culturali che possono limitarne l'espressione, ma che diventa preziosa quando è autentica. Accogliere significa essere presenti, non solo fisicamente ma anche con l’anima, offrendo uno spazio di condivisione e gentilezza. È un atto di accettazione del nuovo e del diverso, ma anche di sé stessi. È un miracolo che avviene quando si sospende il giudizio e si permette all’altro di essere sé stesso, senza condizioni. L'accoglienza può essere percepita come un dono, un valore difficile da trovare ma che tutti si aspettano di ricevere. Quando è autentica, la si percepisce immediatamente; quando manca, lascia un senso di rifiuto e disagio. È un atto di rispetto verso tutto ciò che ci circonda, una capacità di far sentire l'altro non giudicato, sia nel corpo sia nello spirito. È una forza che costruisce legami profondi, una scelta rischiosa che può arricchire e curare chi accoglie e chi viene accolto. È abbondanza di gentilbellezza. L’accoglienza è anche un’arma a doppio taglio: può essere una fonte di grande gioia e nutrimento, ma può anche esporre alla vulnerabilità. Nonostante questo, vivere l’accoglienza rimane un atto di coraggio e amore, una scelta di cuore aperto verso gli altri, senza condizioni. È un modo per costruire un mondo più gentile e lieto, con braccia sempre più grandi e forti, pronte ad accogliere sempre di più, e sempre più a fondo.

Lieti momenti
Giada

Il mio più sentito grazie va a Francesca, Roberto, Riccardo, Mauro, Rosa, Francesco, Luca, Tuforesta, Stefania, Maria, Daniele, Milena, Patrizia, Filippo, Cristina, Fabio, Roberto, Danaide, Roberto, Elena, Mattia, Alfonsa, Ivy, Diana e Paolo, dalle cui risposte è nata questa straordinaria definizione ❤️🙏.


Le single risposte integrali:

  • “Empatia e amore”. Francesca

  •  “È un forte abbraccio di cuore” Roberto

  • “È una parola difficile e complicata. L’accoglienza l’associo un po’ alla convivialità, all’amicizia, all’accogliere le persone. Si parla anche di condivisione. Nella mia infanzia, nella mia gioventù, nella mia educazione, l’accoglienza è sempre stato una sorta di tabù. Nel senso che bisogna essere gentili e aperti a tutti i discorsi ma, nello stesso tempo, ognuno deve stare a casa sua. Come a dire che è bello accogliere le persone ma solo fino a un certo punto. Quindi faccio un po’ fatica ad esprimere un mio pensiero, probabilmente per l’educazione ricevuta, che non è detto sia sbagliata, ma semplicemente è un po’ la società in cui vivo, e intendo il Ticino, che forse, rispetto ad altre popolazioni dove sono abituati a vivere una vita totalmente diversa dalla nostra, l’accoglienza è veramente qualche cosa che ti riempie il cuore e l’anima”. Riccardo

  • “Festa!” Francesco

  • “Dipingere il sorriso sul viso di chi arriva”. Mauro

  • “La mia parola preferita è ACCOGLIENZA...l'accoglienza...racchiude in sé...amore...amore per il prossimo...chiunque esso sia...dà una gioia immensa ...ti riempie di gioia ...ti fa sentire a casa ovunque...solo leggere questa parola...mi ha fatto sentire il cuore morbido come il materasso ad acqua ...che bellezza ...trovare gente ACCOGLIENTE...”. Rosa

  • “Accoglienza è un miracolo che avviene soprattutto quando ti azzardi a entrare in camera di qualcuno senza essere invitato e quel qualcuno gradisce la tua visita chiedendoti se vuoi aiutarlo a mettere ordine”. Luca

  • “Per me è apertura mentale, apertura al nuovo, al diverso da me” Tuforesta

  • “Associo la parola Accoglienza alla Gentilezza: valori ormai difficili da trovare, ma che tutti ci aspettiamo di ricevere. L’accoglienza è quella cosa che non puoi fingere di essere, o lo sei o non lo sei. Perché l’accoglienza è un po’ uno stato d’animo e quando c’è, la si percepisce. Quando non c’è ci si sente rifiutati, a disagio, senza tuttavia capire il perché. Personalmente mi piace essere accogliente, creare ambienti accoglienti e far sentire le persone a proprio agio. A volte basta davvero poco: un sorriso, una candela accesa, offrire una tazza di tè o di caffè, o semplicemente esserci quando qualcuno, che non è necessariamente una persona che si conosce, ha bisogno di un piccolo aiuto. Sogno un mondo popolato da persone un po’ più accoglienti”. Stefania

  • “L'accoglienza..... può essere tutto. Accogliere  amici , parenti ... L'accoglienza  e quella cosa che noi facciamo da parecchi anni, e questo ci rende persone di animo”. Maria

  • “L’accoglienza è un dono che  tutti noi possediamo. Purtroppo non lo usiamo sempre su larga scala, ma solo nella ristretta cerchia delle nostre conoscenze.  L’accoglienza è alla base della tolleranza e dell’accettazione verso gli altri. Vivremo in un mondo più pacifico se tutti fossimo più accoglienti e tolleranti....” Daniele

  • “Avere rispetto di tutto quanto ci circonda”. Milena

  • “Non avere preconcetti, la disponibilità all’altro”. Patrizia  

  • “Oggi per me accoglienza è accettare se stessi con i propri limiti e le proprie caratteristiche” Filippo  

  • ““Accoglienza” è quella parola tonda che resta come un cerchio vuoto senza la reale presenza. Un po’ come accade in quei distratti saluti senza guardarsi negli occhi; gesti senza sentimento. Vuoti. Mentre l’Accoglienza per me prende il suo pieno, proprio come sa fare la Luna nel suo instancabile crescere, quando diviene…piena. Come l’Accoglienza, piena di quell’esserci, non tanto fisico, ma  di anima, di attesa, di incontro, di gentilezza che fa dire: sono qui ed il resto non conta. Perché accogliere vuole significare esserci due volte (per sé e per l’altra persona).  È un condividere infinito. E nessun’altra parola saprebbe esprimere al meglio ciò che amo di più…  Essere sé, scegliendo sempre di Vivere Con… Un’ abbondanza di gentilbellezza questo è per me l’Accoglienza 💗” Cristina

  • “Accoglienza... credo rimandi ad una sorta di intreccio di concetti quali apertura, fiducia, condivisione, fratellanza”. Fabio

  • “Per me è far sentire l’altro non giudicato (accoglienza del suo spirito), e con la naturalezza dei gesti farlo sentire a casa e di casa (accoglienza del suo corpo)”. Roberto

  • “L’accoglienza è uno spazio dove co-costruire un modo per stare assieme, per rendere compatibili le nostre unicità, senza il timore di essere annullati. Co-costruire conoscenze, anche quelle che conosco già”. Roberto

  • “Accogli quando sospendi il giudizio” Danaide

  • “Ho riflettuto in questi giorni e ho cercato di esprimere al meglio le mille cose che avevo in testa. Ho cercato aiuto, partire dalle parole aiuta a fare ordine e nella ricerca ho trovato una frase che riassume una parte di quello che viaggiava disordinato nella mia testa”. Accoglienza è un’apertura: ciò che così viene raccolto o ricevuto, viene fatto entrare in una casa, in un gruppo, in se stessi”. Io, nella mia vita ho cercato di tenere aperto quel varco e quello che è entrato mi ha ferito, mi ha arricchito, mi ha crepato, mi ha curato. Io, nella mia vita, ho conosciuto la negazione dell’accoglienza, proprio nella mia terra, nella mia casa e, in un certo senso, in me stessa. Vivere l’accoglienza è una scelta difficile, è un rischio, è vivere, è essere forti. Il sorriso e la gentilezza sono vita, le braccia aperte sono coraggio, sono forza”. Elena  

  • “È un arma a doppio taglio: Più dai e più vogliono e pensano che siamo fessi”. Mattia 

  • “Open arms” Alfonsa

  • “Per me l’accoglienza è mettere a proprio agio chi arriva nel tuo spazio”. Ivy

  • “Per me l'accoglienza è un’apertura  senza condizioni”. Diana

  • “Fin da ragazzino avevo il "vizio" di portare a cena qualche amico, così all'ultimo momento!!! Mettendo in crisi mia mamma, ovviamente, col tempo la poveretta si è abituata a questo mia abitudine. Ho sempre immaginato di accogliere (non solo a cena) le persone nel mio giardino e farli accomodare tra i fiori più belli. Molto spesso quest'ultimi venivano calpestati e la rabbia e la delusione era tanta... Probabilmente chi invitavo non recepiva il mio messaggio... "Io ti accolgo per quello che sei, senza pregiudizi ma solo per il piacere di farlo...sperando di ricevere prima o poi il medesimo invito, nel segno di un arricchimento per entrambi, due mondi che si incontrano. Nonostante le delusioni, non ho mai perso il vizio di accogliere nel mio giardino le persone che incontro sul cammino”. Paolo

Il contesto: un nuovo senso a nostra disposizione

Il contesto non è solo un ambiente che ci circonda, ma un vero e proprio senso aggiuntivo a nostra disposizione, un sistema dinamico di relazioni e interazioni che evolve con noi e ci accompagna ovunque andiamo. Non si tratta solo di un luogo fisico come un bosco o una città, ma è un insieme di percezioni, sensazioni e segnali che formano una rete complessa attraverso la quale gli istanti prendono vita.

È il contesto a dare vita e significato agli istanti, trasformando semplici frammenti di tempo in momenti ricchi di connessione e significato. In pratica è un tessuto di esperienze che agisce come una funzione sensoriale, un senso in più che possiamo attivare per esplorare il mondo.

Per cogliere veramente gli istanti, è quindi fondamentale entrare in sintonia con il contesto. Questo significa osservare e ascoltare ciò che ci circonda con un atteggiamento aperto e ricettivo, prestando attenzione a ciò che normalmente sfugge ai nostri sensi. Spegnendo i segnali abituali e concentrandoci su ciò che è meno evidente, è ad esempio possibile scoprire un attorno impensato e fino a quel momento ignorato.

Il contesto non è però solo lo sfondo degli istanti, ma il terreno fertile in cui questi momenti possono emergere e connettersi tra loro. Senza un contesto ricco e variegato, gli istanti resterebbero isolati, privi della connessione che li rende vivi. Per questo, la relazione tra istanti e contesto è inscindibile e infinita: uno nutre l'altro, creando un tessuto di esperienze che dà senso alla nostra vita quotidiana.

Un senso che non è da intendersi solo come significato, ma anche come direzione. Infatti il contesto è sì un luogo da attraversare ma è anche una zona che ci segue, che si sposta con noi indicandoci la via.

In pratica il contesto può essere esplorato non solo come zona, ma anche utilizzato come nuovo senso a disposizione per scoprire inesplorate sfumature e profondità del mondo che ci circonda, che ci accoglie e che siamo, assieme.

Lieti momenti
Giada

La visione collettiva del Cielo

Una definizione emersa da molteplici voci può non solo risultare più completa e ricca di sfumature, ma persino valorizzare l’esperienza individuale e connettere a un senso di comunità e appartenenza in maniera più profonda e immediata. Grazie quindi a coloro che hanno resto possibile tutto ciò, condividendo la propria idea di cielo.

Sono: Tuforesta, Luca, Milena, Mauro, Gabriella, Monica, Francesco, Stefania, Andrea, Rosa, Francesca, Maria, Caterina, Marta, Michela, Mary, Irene, Daniele, Filippo, Manuela, Emanuela, Arturo, Alberto, Luca, Marco, Diana, Irma, Cristina, Simona, Ros, Ivy, Paola, Giovy, Riccardo, Lolita, Roberto, Giada e Danaide, dalle cui risposte è nata questa molteplice, profonda e partecipata definizione.


Vocabolario collettivo della realtà – IL CIELO:

Il cielo rappresenta la certezza di un mondo invisibile, un conforto di un oltre sempre presente e possibile. È una grande tela dove nuvole e stelle creano arte per chi osserva e in cui le nuvole giocano con il sole. È un tramite verso l'infinito con le sue stelle, il sole che scalda, la pioggia che rinfresca, e il colore degli occhi che ci incanta. Il cielo suscita grandi emozioni, legando i nostri pensieri a persone care che non sono più fisicamente vicine ma che immaginiamo lassù, rappresentandoci tutti nel tempo. È la magia delle stelle cadenti, il mare sopra di noi e il mistero che avvolge l'universo. Custode di albe, tramonti, nuvole e fulmini, il cielo appare in diverse forme, dal grigio che ci permette di dargli un contorno all'infinito, di cui è anche l’anticamera, con tutte le sue sfumature celesti avvolgenti e protettive. Il cielo esprime i suoi umori, ed è un appuntamento serale fisso. È bellezza senza fine, trascendenza, forza e sacralità. È uno spazio immateriale e incommensurabile, parte integrante della nostra vita quotidiana e simbolo di mistero e fascino. Rappresenta l'infinito dei nostri sogni e di noi stessi. È la speranza delle nostre preghiere, un abbraccio confortante e un viaggio interiore che canta la bellezza delle emozioni. Il cielo è casa e il tetto della nostra Terra, impalpabile ma vitale. È uno spazio che accoglie i nostri pensieri e silenzi, come un pozzo senza fine. Il cielo è libertà. È l'epidermide dell'infinito e la casa delle nuvole; è laddove l’anima vola e in cui il naufragare può essere dolce. Il cielo è il viaggio verso l'ignoto, il tutto e il nulla, la tela della nostra fantasia, e per fortuna che c’è.

Lieti momenti

Giada

  

Le risposte integrali: 

  • “Per me è la certezza che il mondo invisibile esiste”. Tu Foresta

  • “Il cielo è il conforto di un "oltre" sempre irraggiungibile ma presente e possibile”. Luca

  • “È una grande tela dove nuvole e stelle dipingono e creano arte per chi la osserva”. Milena

  • “Il cielo è il tramite verso l'infinito, le stelle da stare a guardare, il sole che scalda, la pioggia che disseta e rinfresca, il cielo è il colore degli occhi dei quali ti innamori”. Mauro

  • “Il cielo mi dà sempre delle grandi emozioni! Proprio stasera fotografando le scie nel cielo blu il mio pensiero è andato alla mia cara mamma che  il 31 luglio del 2012 mi ha lasciato e perció io la penso lassù, lontana ma sempre vicino!❤️” Gabriella

  • “Il Cielo è il luogo dove troverò sempre i miei cari ❤️❤️❤️. Il cielo è la magia delle Stelle Cadenti 🌠 🌠 🌠 “. Monica

  • “Il mare sopra” Francesco

  • “Il cielo, questo sconosciuto che sta al di sopra di tutto e di tutti! Il cielo è il mistero che avvolge l’universo, da sempre ci affascina e ci inquieta. Custode di albe, tramonti, stelle, nuvole e fulmini…il cielo fa quello che gli pare. A me piace quando è grigio, forse  perché così riesco a dargli una forma, un contorno e a disegnare un confine immaginario. E allora mi appare più nitido”. Stefania

  • “Il cielo è l’anticamera dell’infinito” Andrea

  • “Per me il cielo è...un appuntamento serale fisso...mi incanta...con i suoi colori...e penso che tutte le persone a me care che...non ci sono piu...siano lì...a brillare...per illuminare il mio cammino” Rosa

  • “Il tutto e il nulla l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande”. Francesca Mauri FBG

  • “Pe me il cielo è qualcosa di meraviglioso. Mi soffermo spesso a guardarlo. È come le persone, a volte è triste, a volte è sereno, e a volte arrabbiato. E quando ti soffermi a guardare quante forme fa una nuvola? ❤❤❤”. Maria

  • “Il cielo è bellezza senza fine, è trascendenza, forza, l'immutabile sacralità”. Caterina

  • “Il cielo è quell'infinito fatto di sfumature celesti avvolgente e protettivo”. Marta

  • “Il cielo… tutto quello che non possiamo vedere…” Mary

  • “Per me il Cielo è Casa”. Michela

  • “Il Cielo è il tetto della nostra casa Terra. È impalpabile! Ma grazie a Lui tutto ha Vita. Per me Cielo e Terra sono fratello e sorella, nessuno dei due potrebbe vivere e dar Vita, l'uno senza l'altro”. Irene

  • “Il cielo è quello spazio incommensurabile che sta intorno e sopra di noi. È al tempo stesso immateriale, perché non lo puoi toccare, eppure fisicamente ha una massa, una consistenza. È la parte più visibile ai nostri occhi ma anche la più sconosciuta. Oltre al cielo che c’è? L’infinito. Il cielo dunque come simbolo di mistero e fascino. Ma a parte ciò, il cielo come parte integrante della nostra vita quotidiana, dove sole, vento, pioggia, luna e stelle ne ritmano la cadenza. E poi che dire del nostro sguardo verso il cielo inteso come ultimo luogo della nostra esistenza? Strano, viviamo sulla terra, eppure i nostri pensieri sono sempre rivolti al cielo….”. Daniele

  • “Il cielo è un pozzo senza fondo. Di giorno guida i miei passi, di notte stimola la mia immaginazione. Il cielo se ci penso bene non esiste è solo uno stato mentale”. Filippo

  • “Il cielo è l'Infinito. Infinito è lo sguardo che guarda i tuoi occhi. Infinita è la tua essenza che sento della tua assenza. Infinito è l'amore che provo per te”. Manuela

  • “Il cielo è per me una dimensione che io non conosco, ma che mi affascina e dà spunto a tanti pensieri a cui non so rispondere e che lascia libera la mia fantasia.LIBERTÀ”. Emanuela

  • “The sky is the limit”. Arturo

  • “Il cielo Fuori e dentro” Alberto

  • “È l'epidermide dell'infinito”. Luca

  • “Il cielo è la casa delle nuvole, il rifugio dei pensieri, l’infinito dei silenzi e quiete. È dolce lì il naufragio”. Marco

  • “Il cielo è l'infinito dei miei sogni. Il cielo è la speranza delle mie preghiere. Il cielo è un abbraccio confortante”. Diana

  • “Il cielo.... L'infinito con tante domande e nessuna risposta ma lascia spazio a tante fantasie senza limiti🪄”. Irma

  • “Il cielo è un viaggio che ci porta a lasciarci trasportare leggeri, là dove l’anima vola! In quel viaggio interiore che canta la bellezza dell’emozioni. Sogni ad occhi aperti… sorrisi ad occhi chiusi, che respirano aria d’infinito e poesie di libertà 💗”. Cristina

  • “Il Cielo? Lo scopo della mia Vita: tornare a casa ...” Simona

  • “Per me il cielo è la fantasia del gioco tra vento e nuvole e il movimento più stabile e ciclico del sole”. Ros

  • “Per me è qualcosa che non puoi toccare con le mani, ma con gli occhi”. Ivy

  • “Spazio pieno
    Aria sparsa
    Ovunque
    Accogli
    Nuvole
    Vuote
    Gelo
    Attorcigli
    Braccia
    Al tuo
    Sguardo
    Sparisci
    La
    Notte
    Buia
    Silenziosa
    Voce
    Dello
    Spirito
    L’universo
    Verso
    Il cielo”. Paola

  •  “Il cielo per me altro non è che la continuazione di me stessa. Sarò anche megalomane quando dico questa cosa, ma quando guardo in alto mi vedo arrivare in alto. Non ho mai visto il cielo come un tappo o una sorta di tetto, ma come qualche cosa di infinito, come realmente è. E quindi mi piace pensare che quella sono io, all’infinito”. Giovy

  •  “Il cielo è qualche cosa che va al di là della nostra vita. È tutto quello che ci immaginiamo ma non sappiamo. È irraggiungibile. A volte si dice che si vorrebbe toccare il cielo con un dito perché vorresti raggiungere tutto quello che hai in mente come i tuoi obiettivi. Ma il cielo può essere anche un momento di libertà, di gioia e di serenità. Il cielo ci rappresenta tutti, perché oltre il cielo ci sono tutte quelle persone che abbiamo amato e che non possiamo più vedere. Il cielo è l’universo, è un qualcosa di cui tutti noi facciamo parte ma di cui conosciamo pochissimo e che possiamo solo immaginare”. Riccardo

  •  “Meno male che c’è il cielo ♥️” Lolita

  • “Il cielo è la tela della nostra fantasia” Roberto

  • “È il luogo in cui vorrei andare per sentirmi libera e lontana dai pesi della vita”. Giada

  • “Il cielo è l’infinito che esiste dentro di noi”. Danaide

Gli istanti: cosa sono, cosa fanno e che potere hanno

Ogni tanto parto da casa proprio con quell’intenzione lì, quella di andare alla ricerca di istanti. Ma cosa significa esattamente? Ecco quindi cosa sono gli istanti per me, e perché credo che la loro divulgazione possa essere utile per accedere al proprio Altrove.

Cosa sono gli istanti?

Gli istanti sono momenti di estrema realtà, piccoli frammenti di tempo in cui la nostra percezione del mondo si intensifica. Sono i momenti in cui riusciamo a vedere davvero ciò che ci circonda, senza filtri, preconcetti o distrazioni. Sono quei brevi attimi in cui la connessione tra noi e l’ambiente diventa forte, chiara e profonda. In poche parole: più autentica e partecipata.

Cosa fanno gli istanti?

Gli istanti hanno il potere di farci sentire parte di un tutto più grande. Ogni istante che riusciamo a cogliere è il risultato della relazione che, in quel preciso momento, siamo riusciti a stabilire con il mondo intorno a noi. È un’interazione che va oltre il visibile e il tangibile, in cui la realtà e il "qualcosa di più" finalmente si incontrano.

Qual è il potere degli istanti?

Gli istanti sono una risorsa straordinaria per dialogare con l’ambiente circostante e con noi stessi. Quando riusciamo a cogliere un istante, non stiamo solo vivendo un momento particolare: stiamo entrando in contatto con un pezzo di universo che ci sussurra segreti, che ci connette agli altri e che ci fa sentire parte di una comunità più ampia, e non necessariamente composta solo da persone. Gli istanti ci permettono di sentire il posto che occupiamo nel mondo e che apparteniamo a una immensa rete di esperienze condivise, nel tempo e nello spazio, e nell’Altrove.

Lieti momenti

Giada

La visione collettiva del Ricordo

Esplorare la diversità delle esperienze contribuisce a rendere più comprensibile la realtà. Grazie quindi a coloro che hanno resto possibile tutto ciò condividendo la propria idea di ricordo ❤️🙏.

Sono: Arturo, Luca, Irma, Stefania, Marina, Fabio, Rosa, Mauro, Ramona, Gabriella, Luca, Paola, Ros, Carmen, Filippo, Cristina, Rita, Mauro, Daniele, Alberto, Miika, Lisa, Mauro, Noah, Giancarlo, Bruno, Rosanna, Guglielmo, Michele, Anna ed Elena, dalle cui risposte è nata questa sfaccettata, ampia e intima definizione.

Vocabolario collettivo della realtà – IL RICORDO:

Il ricordo è un frammento di vita che porta con sé una carica emotiva intensa, capace di farci sorridere e piangere. È una suggestione del passato che ci invita a essere grati per il presente e a guardare con speranza al futuro. I ricordi sono momenti vissuti che costituiscono le fondamenta della nostra esistenza e personalità. Sono attimi di energia interiore intensa. Vivono nascosti dietro ogni nostro pensiero e azione, pronti a emergere e arricchire la nostra percezione del mondo. Possono essere evocati da oggetti, suoni, profumi, voci, sorrisi e situazioni, rendendo il passato una parte viva del nostro presente. Fa parte del nostro cammino. Il ricordo è una porta temporale che ci permette di rivivere momenti intensi, portandoci conforto o nostalgia, arricchendo o distruggendo. È capace di metterti davanti ai tuoi limiti tentandoti coi paragoni È una valigia graffiata piena di esperienze, una fotografia spazio-temporale posta nel passato che ci accompagna e ci definisce. Il ricordo è un dono prezioso che ci aiuta a mantenere vive le persone e i momenti più significativi della nostra vita, rendendo ogni frammento del passato un tassello unico del nostro essere. È una magia che richiama nel cuore emozioni e sentimenti, permettendoci di rivivere e riflettere su ciò che è stato. È sia radice del futuro sia catena sul passato, e nulla di eterno. Il ricordo è il giocattolo preferito dai sentimenti, un compagno insostituibile del nostro viaggio che ci definisce e ci guida. È un modo per praticare la memoria e viverla attraverso il prendersi cura. In pratica il ricordo è in grado di intrecciare dolcezza e amarezza in una danza infinita tra passato e presente, trasportandoci un po’ ovunque e un po’ altrove, al suono di un dolore dolce di chi si è tanto amato e per sempre perduto.

Lieti momenti

Giada

Le testimonianze integrali: 

  • “Momenti vissuti (piacevoli come spiacevoli)”. Arturo

  • “Il ricordo è la suggestione del passato ad essere grato per il presente e guardare con forza il futuro”. Luca

  • “I ricordi hanno la magia di farti sorridere e spesso pure piangere. Attimi di tanta energia interiore 🥰”. Irma

  • “Il ricordo è alla basa di tutto e si nasconde dietro ogni cosa. Anche quando non ce ne rendiamo conto, ogni nostro pensiero, ogni azione, è legata ad un ricordo. Ho scoperto che la mente umana tende a ricordare i momenti belli e ad accantonare quelli più brutti, come un meccanismo di autodifesa. Ma appunto, li accantona, non li elimina. Il ricordo (bello o brutto) è sempre lì, pronto ad emergere, soffocato dalla frenesia della quotidianità, offuscato dai troppi pensieri e a volte da una mente non più tanto giovane. E allora spesso il ricordo diventa una realtà distorta dal tempo, dalla percezione del momento, dallo stato d’animo. Il ricordo vive anche sotto forma di un oggetto al quale ci aggrappiamo e dal quale fatichiamo a liberarci, per paura di perdere quel ricordo. Il ricordo è quel pensiero un po’ malinconico che ci accompagna fino al momento prima di addormentarci e che riaffiora al risveglio. È un compagno di vita prezioso, senza il quale nulla avrebbe più senso”. Stefania

  • “Una valigia con tanti graffi e tante cose belle dentro”. Marina

  • “Un frammento di vita che non si cancella. Che rivive (e muta?) nel presente”. Fabio

  • “Senza il ricordo...non c'è futuro...Alcuni ricordi ci cullano nella gioia...altri...ci fanno stare male...ma comunque...sono le fondamenta del presente...”. Rosa

  • “Il ricordo del passato è  un compagno irrinunciabile per affrontare il futuro”. Mauro

  • “Il ricordo … il ricordo è tutto, è quello che ti permette di portare nel cuore le persone e i momenti più intensi della vita. Spesso associato a quelli dolorosi, perché ricordi persone che non ci sono più, a volte associato a profumi e situazioni dell’infanzia, tua o dei figli, momenti indelebili che solo attraverso il ricordo rimangono vivi. Il ricordo è tutto, perché sai cosa vuol dire, ne conosci l’importanza e per questo bisognerebbe vivere ogni giorno che passa  cercando di fare qualche cosa di bello, qualche cosa di importante, soprattutto con le persone che ci circondano… il ricordo è tutto non c’è altro da dire”. Ramona

  • “Per me i ricordi: alcuni danno gioia ed è bello quando ti tornano in mente ed altri mettono ancora tanta tristezza, anche se il tempo passa e pesano nel cuore e nella mente!” Gabriella

  • “Il ricordo è come una porta, che se aperta da una parte ti dirige verso l'esperienza che ti arricchisce e se invece aperta dalla parte opposta ti conduce alla nostalgia che ti strugge”. Luca

  • “Il ricordo ti definisce, ti culla nella certezza di aver vissuto e di aver vissuto momenti belli. Senza i ricordi non saresti e non continueresti;  le esperienze ti forgiano nel bene e nel male e ti definiscono, accompagnandoti nelle scelte di ogni giorno. Attimi fondamentali di riflessione ed insieme di serenità per essere esistito”. Paola

  • “Ri-cordo/a qualcosa che ritorna nel cuore ma per me anche qualcosa che ha a che fare con una corda? 🤔 😔”  Ros

  • “…dal latino: re- indietro, cor, cuore. ❤️ quindi "richiamare nel cuore". ❤️ Non è "solo" questione di memoria... è qualcosa di molto più profondo, il ricordo richiama nel presente del cuore e del sentimento qualcosa che non è più qui o non è più adesso nella sua forma originale... spesso purtroppo non è possibile. Ma che però, per il solo fatto di tornare "nel cuore" e non nella mente (come memoria), rivive con sentimento 🥰. È incredibile fermarsi ad osservare questa magia, come da qualsiasi piccola cosa.... profumo, suono, colori, percezioni, una voce... non sai mai da cosa quel "magico vaso di Pandora" dei ricordi, possa venire aperto... e il tutto solitamente in modo casuale e indipendente dalla tua volontà 😅 ... adoro la mente/cuore umani sono un grande mistero ogni volta che li osservi”. Carmen

  • “Il ricordo è una porta che può essere aperta su uno spaccato del mio passato. Forse sarebbe meglio chiamarlo portale perchè quello che arriva una volta aperto, spesso è in grado di riportarmi a quel momento in quel luogo. Ho la fortuna di avere ancora un'ottima memoria che mi permette di rivivere tanti eventi della mia vita anche se uno dei driver sicuramente più efficaci per evocare un ricordo è un'immagine, ad esempio una fotografia. Quindi il ricordo è una fotografia di un momento nello spazio/tempo che è posizionato nel passato”. Filippo

  • “Il ricordo è quella porta temporale che può essere piena di magia, così come di pericolosi scheletri nell’armadio. Il ricordo è quella poesia delicata capace di farci rivivere sensazioni, profumi, voci, emozioni, sorrisi, pezzettini di vita che ci riempiono il cuore e incorniciano la nostra atmosfera. Ma il ricordo è anche come un’onda salata balzata in bocca per sbaglio, arrivata a schiaffeggiarti con gocce di tristezza, a soffiare malinconia e farti perdere delle volte un po’ la bussola. Ti porta persone, eventi, ti mette davanti a limiti e paragoni che sai non dovresti mai fare, ma vivi così tra quella porta temporale di presente e ricordi. Il ricordo a me piace viverlo come un giro d’altalena, su su tra lo splendore più intenso e giù giù tra i luoghi più intimi. Perché il ricordo si affaccia su tutte le fasi di noi sapendoci trasportare un po’ ovunque e un po’ altrove”. Cristina

  • “🌹… un ricordo è un piccolo frammento del nostro vissuto...una tessera del nostro ed unico puzzle cioè una piccola tessera della nostra esistenza 🌹🥰🌹”. Rita

  • “Un ricordo è quello che ti fa vivere in eterno gli "istanti" già vissuti, soprattutto quelli piacevoli”. Mauro

  • “Il ricordo fa parte integrante del nostro passato riaffiora nel presente. È una finestra che decidiamo di aprire  a volte involontariamente ma spesso perchè ne abbiamo bisogno. Il ricordo è indissolubile dalla nostra personalità perché fa parte del nostro vissuto e dunque del tuo io. È importante ricordare sia i momenti più belli che i meno.  Fanno parte del nostro cammino….” Daniele

  • “Io sono il ricordo, radice del futuro e catene sul passato”. Alberto  

  • “Il ricordo  ti fa ricordare i momenti positivi, ma è difficile da spiegare”. Miika

  • “È un dono prezioso che ci aiuta a rivivere dei momenti importanti della nostra vita”. Lisa

  • “Il ricordo è un dono che ha l’essere umano. Ti dà la possibilità di attaccarti, in bene o in male male, a certe cose. Quanto poi serva attaccarsi ai ricordi è un altro discorso, però è una bella cosa che esiste”. Mauro

  • “Il ricordo è un pensiero che può essere sia positivo sia negativo, o qualcosa che ti è piaciuto o no. Di ricordi ce ne sono tanti nella vita, e la maggior parte sono belli”. Noah

  • “Nulla di eterno. Una "cosa" che prima o poi ineluttabilmente svanisce. (E se non svanisce per via del rincoglionimento senile, svanisce perché a un certo punto svanirà il depositario del ricordo)”. Giancarlo

  • “Il ricordo è mio nonno Attilio che leggeva il giornale con la lente, sul tavolo con più luce del locale, e commentava gli eventi dall'alto dei suoi 88 anni di esperienze terrene. Ed io a sognare i viaggi che lui aveva fatto per necessità, da adolescente”. Bruno

  • “Il ricordo del passato in un bacio nel presente. Chiudere gli occhi ed essere trasportati magicamente in un tempo di tanti anni prima, e provare le stesse sensazioni che erano seppellite dentro di me e sentirle all’improvviso rinascere🔥🔥🔥” Rosanna

  • "Il ricordo è il giocattolo preferito dai sentimenti” Guglielmo

  • “I ricordi per me sono un intreccio di dolcezza ed amarezza.Il pensiero di una serata trascorsa con amici cari mi riscalda il cuore. Il ricordo di una persona che non c’è più mi rattrista, perché non esiste modo di tornare indietro a rimediare gli errori del passato. A volte penso che sarebbe meglio vivere come gli animali immersi perennemente nel presente”. Michele

  • “Non mi è facile dire che cosa è, per me, il ricordo. Premetto che distinguo tra il ricordare e l'avere  memoria: il ricordo attiene i momenti belli del mio vissuto, la memoria - grande "contenitore" di saperi, esperienze ecc. - include ciò che mi ha deluso, che mi ha ferito e a cui non riconosco di accedere alla categoria, per me "nobile", del ricordo. Non è facile parlare del ricordo perché la materia è altamente delicata e intima, perché il "ricordo" - ripeto, per me, - è connesso a quello stato dell'anima che i greci chiamavano "nostos". La nostalgia, dunque. Inoltre è strettamente connesso al desiderio nel suo significato più antico e profondo, cioè in quanto "de-sidera": avvertire la mancanza di qualcosa di bello e importante che abbiamo conosciuto ma non vediamo (viviamo, abbiamo) più. Il ricordo dunque è per me l'unione di queste due condizioni: nostalgia e mancanza. Per questo nella mia personale filosofia sono assenti i ricordi gioiosi, essendo che ogni ricordo, anche il più luminoso, è offuscato dalla mancanza (di una persona, di uno stato felice dell'anima, di un luogo che ho amato, di un animale che mi è stato caro) e dunque e inevitabilmente diventa nostalgia per qualcosa ormai irraggiungibile nel tempo e nello spazio. Nostalgia, e desiderio, di una cosa bella che so essere irrimediabilmente perduta, e questo è un dolore. Il ricordo è dunque, per me, un dolore, ma dolce, in quanto mi parla di cose, e persone, di luoghi e momenti che ho molto amato e per sempre perduto. Ricordo=Dolore dolce”. Anna

  • “Io amo praticare la memoria, viverla attraverso il prendersi cura. Io ho imparato dai miei affetti più cari, da chi mi ha cresciuta, l’amore per la terra, l’amore per la casa, l’amore per la famiglia e per gli animali , l’amore per la comunità e il bene comune. Attraverso il prendermi cura, il ricordo di quello che mi è stato tramandato e la voglia di scoprire quello che non so, mi sento connessa a quel passato che resterà sempre nella mia memoria e che si fa presente nelle mie mani”. Elena

Io, l'arte, gli istanti e la montagna

Qui è quando desidero condividere con voi alcuni aspetti fondamentali del mio percorso artistico, del legame con la montagna e della mia teoria degli istanti. Tre dimensioni in cui il senso di appartenenza e di collettività si manifesta comunque e sempre anche se in modi differenti, ma sempre decisivi (e incisivi, direi).

La mia arte si fonda sulla capacità di pensarsi uniti partendo dalle differenze. Le tele sono spazi pubblici dove i racconti delle persone prendono forma, immortalando la realtà collettiva. Durante la creazione invito le persone a inviarmi messaggi vocali in cui raccontano parti della loro esistenza. Questo processo trasforma il personale in collettivo, da cui scaturisce il senso di appartenenza alla comunità delle persone e al mondo.

Come ormai sapete, per me gli istanti sono momenti di estrema realtà che ho scoperto proprio qui, in montagna. Gli istanti sono come gocce d'acqua, impossibili da cogliere se non immergendosi nella realtà. Sono capaci di rivelare verità nascoste e di coltivare un senso di appartenenza e connessione con ciò che sta oltre noi ma di cui facciamo parte. Credo inoltre che gli istanti possano non solo rivelare la realtà, ma anche instaurare una connessione profonda con il mondo, incoraggiando la scoperta di fonti impensate e lo sviluppo di un senso di comunità.

Per la montagna provo un sentimento davvero profondo. Abito in uno dei luoghi montani più turistici, dove svago e sfida si intrecciano in proposte di intrattenimento lontane dal mio sentire. Il mio impegno nei suoi confronti è quindi quello di cercare di promuovere una narrazione complementare, affinché anche Lei possa dialogare con il nostro senso di comunanza e appartenenza ultilizzando il suo linguaggio impregnato di sottile.

Il mio desiderio attuale è quello di cercare di trasmettere queste esperienze. Vi invito quindi a esplorare insieme questo viaggio, per scoprire se saprà condurci verso una nuova, autentica e collettiva realtà.

Lieti momenti

Giada

La visione collettiva del silenzio

Secondo Treccani, il silenzio è l’”assenza di rumori, di suoni, voci e simili, come condizione che si verifica in un ambiente o caratterizza una determinata situazione”, mentre secondo il Vocabolario collettivo della realtà la sua definizione è:

“Il silenzio è un rifugio in cui ritrovare l’equilibrio, osservare, riflettere ed evadere dai piccoli problemi. È il suono del luogo che si percepisce con l’animo e un momento di libertà interiore, un’opportunità per immaginare e creare senza limiti. Il silenzio è il suono della Natura riempito dai suoni del vento, della pioggia, dell'acqua, degli animali e dalla gioia. È uno spazio dove si trovano tutte le risposte e in cui è possibile rivivere emozioni passate, ascoltando le voci delle persone che non ci sono più. È uno sguardo su strumenti muti e fra campi in fiore. È una comunicazione continua, anche senza parole, che porta a percepire ciò che normalmente sfugge. Il silenzio può essere una pace interiore e una condizione propedeutica ad accogliere nuove idee e sensazioni. È una pietra preziosa da custodire, uno spazio infinito colmo di tutto, dove ritrovare il proprio posto nel mondo in armonia con la vita. Il silenzio è anche la capacità di ascoltare, e può persino essere racchiuso in un fiocco di neve. È anche un luogo verso cui tendere, un rifugio per ordinare il caos e ascoltare la voce dei nostri cuori. È introspezione, osservazione e meditazione; è un luogo sicuro. È la pace, la quiete prima di una tempesta positiva ricca di potenzialità. Il silenzio è essenziale per ritrovarsi, un vuoto-pieno pronto ad accogliere creatività e iniziative. Il silenzio può anche essere la morte, un’assenza di vita, o un ritrovarsi dopo essersi dimenticati”.

Il mio più sentito grazie va a Stefania, Luca, Stefano, Laura, Riccardo, Rosa, Milena, Filippo, Caterina, Roberto, Federica, Roberto, Cristina, Tiziana, Ella, Minu, Nicola, Rosanna, Maria, Stellina, Maria Grazia, Mauro, mkpentago, Michele, Laura, Maria Cristina. Monica, Minuz, Elsa, Melania, Daniele, Anna, Musanatura, Dani e Lidia, dalle cui risposte è nata questa splendida, accogliente e ricca definizione.

Le testimonianze integrali:

  • “Adoro il silenzio! Il silenzio è quella “bolla” in cui mi rifugio appena ne ho la possibilità, in vari momenti durante la giornata. Mi permette di staccare la spina mentalmente, di osservare (qui dentro e là fuori) con maggiore attenzione, capire, riflettere e anche evadere dai piccoli problemi, viaggiando con la fantasia. In sintesi, mi aiuta a ritrovare l’equilibrio. Per me è quindi una vera e propria necessità, ma mi rendo conto che per molte persone invece è noioso e snervante. Credo che tutti dovremmo poter riuscire ad apprezzare il potere del silenzio, anziché cercare di riempirlo con parole e rumori, per ritrovare la nostra vera essenza”. Stefania

  • “Per me il silenzio è la parte del paesaggio sonoro di un luogo che va ascoltata non con l’udito ma con l’animo, senza la quale peraltro la parte udibile non avrebbe alcun senso”. Luca

  • “È un momento tra te e te, non c’è un limite a ciò che puoi pensare, immaginare, creare. Sei libero al 100%. Naturalmente in questo caso il silenzio è anche perché sei solo, e se sfrutti questo momento, ne potrai trarre solo che un beneficio”. Stefano

  • “Per me il silenzio è il suono della Natura, pieno di tutti i suoni del vento, della pioggia, dell'acqua, delle foglie mosse dall'aria, degli uccelli, dei piccoli animali che si muovono veloci nell'erba, degli insetti, dei miei passi sul terreno. Il silenzio è dove non c'è il rumore di fondo delle auto, dei tram, dei motori, dei tagliaerba, della musica cantata e suonata, della gente che grida, di chi mi fa domande interrompendo il flusso dei miei pensieri, della mia mente che si arrotola sulle preoccupazioni. Il silenzio è il quando sento solo la gioia di essere viva su questa Terra”. Laura

  • “Nel silenzio si trovano tutte le risposte alle nostre domande. Si trovano tanti discorsi. Si trovano tante chiacchiere e tante emozioni. Il silenzio è qualche cosa che ti riempie il cuore e ti fa vedere tutto in maniera oggettiva. Il silenzio è qualche cosa di eterno e unico”. Riccardo

  • “Nel silenzio rivivo tutte le emozioni da bambino, tutte le voci che non sento o che non ricordo più. Quando riesco a trovare i miei silenzi, anche pochi, mi ritornano alla mente delle situazioni, degli stati d’animo, tutte le persone che magari adesso non ci sono più che però risento con le loro voci e in determinati momenti della loro vita, o di momenti trascorsi assieme. Il silenzio è qualche cosa di indescrivibile e vasto”. Riccardo

  • “Il rumore più assordante è quello del silenzio”. Rosa

  • “Il silenzio, sembra scontato, talvolta si pensa... ora mi metto in silenzio, ma perché mettersi in silenzio, il silenzio c'è, è parte di noi, il silenzio è comunicazione, perché noi siamo continuamente in comunicazione,  anche senza parlare, il silenzio ti porta ad ascoltare quello che normalmente ci sfugge, il nostro respiro, quanto ci sta accanto,  che quindi in realtà non è silenzio. Il silenzio, per me è vita”. Milena

  • “Per me ci sono due tipi di silenzio. Il primo è un silenzio fisico, dato dall’assenza di rumore. Ci se ne rende conto non solo quando non c’è rumore ma anche quando c’è tanto rumore. È una specie di silenzio a doppia mandata. Poi c’è un silenzio, che io chiamo interiore, che è una predisposizione, uno stato d’animo, una sensazione che permette di avere il famoso vuoto da riempire. È come avere la condizione necessaria per. E quindi per me il silenzio è da un lato l’assenza di rumore o di frastuono, e dall’altro una sorta di pace interiore che è propedeutica ad accogliere”. Filippo

  • “Il silenzio è come una pietra preziosa e va custodito con amore. Nel silenzio mi riconnetto a me, ed ogni pezzetto torna al suo posto come in un puzzle”. Caterina

  • “Il silenzio sono i fiocchi di neve che scendono dolcemente e pizzicano il naso”. Roberto

  • “La capacità di ascoltare”. Roberto

  • “Il Silenzio è quello spazio dove siamo la nostra Essenza, il nostro Essere è impersonale, al di là di ogni etichetta e interpretazione. È uno spazio infinito colmo di Tutto 🤍”. Federica

  • “Il silenzio è armonia! È quell’equilibrio che ti permette di percepire tutto pur nella completa assenza di suoni. Io lo cerco spesso e lì è dove mi rifugio quando il mondo diffonde troppo caos, composto da rumori, eccessi di parole al vento, sovra informazione. È allora che a me piace tornare all’essenziale. Isolarmi, per sentirmi e per sentire l’armonia che congiunge, come in un intreccio di mani, me, la terra, l’emozioni, i pensieri e l’attorno in una silenziosa palpabile pace”. Cristina

  • “Il silenzio è  un rifugio,dove puoi sentire meglio le tue emozioni,dove poter riflettere e  finalmente sentirsi al sicuro”. Tiziana

  • “Il silenzio è un luogo verso cui tendere”. Ella

  • “La possibilità di mettere ordine al caos”. Minu

  • “È nel silenzio che puoi ascoltare la voce dei nostri cuori”. Nicola

  • “Il silenzio assoluto è l’assenza di pensieri ma non sono ancora riuscita a trovarlo”. Rosanna

  • “Per me il silenzio è: quando ti trovi dopo una camminata in cima alla vetta più alta del tuo paese e senti il vento, la musica degli alberi che si muovono, il battito del tuo cuore… Non pensi a niente, solo a quanto è bella la vita, i colori che ci circondano, i profumi. Ecco per me questo è il silenzio❤”. Maria

  • “In alcuni casi è la miglior risposta...!”. Stellina

  • “È pace”. Maria Grazia

  • “Il silenzio è osservazione e meditazione”. Mauro

  • “Ritrovarmi” mkpentago

  • “Silenzio significa andare oltre le parole e i pensieri, lasciarseli alle spalle. Cosa hanno di sbagliato le parole e i pensieri? Sono limitati. Anthony De Mello”. Michele

  • “Pace” Laura

  • “È pace 🌈” Maria Cristina

  • “Il rumore del Silenzio”. Monica

  • “Introspezione”. Minuz

  • “È un trovare se stessi e ti permette di riflettere sulla tua vita, e non permetti di offendere nessuno”. Elsa

  • “Il punto dal quale nasce tutto il resto. I suoni, la ricerca di sé stessi, una buona idea etc etc”. Melania

  • “Il silenzio è quello stato che vai a cercare per permetterti di ricentrarti, rilassarti , sconnetterti dal tuo ambiente, insomma è cercare un momento tranquillo per stare semplicemente con te stesso....Il sinezio  per me è necessario e direi pure fondamentale....”. Daniele

  • “Il silenzio è pace e intimità. Un incontro con sé stessi.  Un vuoto-pieno pronto per accogliere i più diversi racconti, immagini, suoni, creatività, iniziative, persone, ... È quiete prima di una tempesta positiva di potenzialità da cogliere 🌻”. Anna

  • “Il silenzio per me è la morte. Tutto il resto, anche quando ci sembra assolutamente quieto e zitto, ha un suono... Minimo, a volte impercettibile... Ma c’è”. Musanatura

  • “È ritrovarsi, dopo che ci si è dimenticati”. Dani

  • “È pace” Lidia

La cointuizione degli istanti

Mi sono accorta di percepire gli istanti molto tempo dopo che già li coglievo. È stato come se a un certo punto mi fossi resa conto di essere circondata da loro, senza sapere esattamente quando il primo fosse apparso (o tornato ad apparire) nella mia vita. E non ho nemmeno una memoria netta del momento in cui in quegli istanti abbia iniziato a trovarci altro, se non quando ormai con quel “altro” ci dialogavo.

La chiamano cointuizione, ed è quando si ha l'intuizione simultanea sia della realtà sia di qualche cosa che va oltre ciò che vediamo. È come cogliere una parte di mondo e lì dentro trovarci poi altro. È una sorta di intuizione compartecipata con qualcuno o qualche cosa, o una matrioska di scoperte che più entri più trovi cose che però ti portano fuori o meglio: ovunque.

In pratica quando un istante appare, ed essendo egli stesso parte di un tutto molto più grande (un ordine superiore, o armonia universale, o come siete soliti chiamare ciò che vi trascende), in quel momento è possibile cogliere sia l’istante in sé per quello che è, sia ciò che sta oltre (o altrove, o ovunque, o quella cosa lì).

Quando poi mi accade di percepirli entrambi (mica sempre, rare volte), e quindi cointuirli, improvvisamente mi tranquillizzo come poche altre cose riescono a fare. Per questo secondo me gli istanti sono in grado di generare senso di appartenenza e comunità, perché riescono a farmi sentire parte di quella cosa gigante lì e, nel contempo, sentire che quella cosa gigante lì è composta da millemila tesserine, ognuna con il suo preziosissimo e indispensabile posticino, fra cui c’è anche il mio.

Gli istanti sono davvero una risorsa straordinaria per relazionarsi con l’attorno. Quando poi si riesce ad accedervi tramite la cointuizione be’, allora la relazione può trascendere i confini del mondo visibile e arrivare a quell’Oltre di cui non credo di aver ancora capito molto, ma che continua a sussurrarmi cose.

Lieti momenti

Giada

Il giardino segreto degli istanti

Sono dell’idea che gli istanti che si riescono a cogliere nella quotidianità o nelle interazioni con l’ambiente circostante, possano creare un profondo senso di appartenenza e comunità anche quando non vengono condivisi. È come avere un giardino segreto tutto per sé.

Io ho cominciato a sentire di appartenere a qualcosa di più grande quando ho compreso che il mio giardino, anche se privato, era composto dagli stessi elementi che componevano la natura là fuori, accessibile a tutti e non solo a me. Il mio giardino, quindi, era parte di un tutto più vasto “malgrado” fosse segreto. Ho così imparato (a mie spese) che fra privato e isolato c’è un’enorme differenza (e che fatica passare dall’una all’altra modalità…). 

Il senso di collettività, invece, secondo me può emergere dalla diversità e molteplicità di fiori e piante che si riescono a coltivare nel proprio giardino. Ogni pianta rappresenta un’esperienza diversa, e benché magari alcune non ci piacciano particolarmente, insieme formano un ecosistema ricco e variegato. Questa diversità non solo è in grado di riflettere la complessità della propria storia personale, ma si intreccia anche con le storie e le esperienze altrui. 

Ogni giardino segreto infatti, è sì unico ma nel contempo è anche parte di una rete più ampia di giardini segreti. Ognuno ha le sue peculiarità ma, soprattutto, sono tutti custodi sia di una propria sia di una collettiva comunità. E che bello appartenere alla comunità dei giardini segreti! È un po’ come riconoscere senza però conoscere la parte nascosta di ognuno. È un sentirsi uniti a prescindere, nel segreto.

Ecco perché credo molto nella raccolta e coltivazione degli istanti: perché sanno generare e alimentare un sentimento di appartenenza e collettività che, pur partendo dall'individuo, è in grado di abbracciare un’esperienza più ampia e condivisa; oltre le mura di tutti i giardini, anche quelli più segreti.

Lieti momenti

Giada

Quando il senso di comunanza scaturisce da un dipinto

Il senso di comunanza di cui parlo in Dimensione Altrova, è emerso dalla mia esperienza di artista pittorico-narrativa. Da più di 7 anni dipingo opere collettive. Sono quadri nati dall’ascolto di messaggi vocali ricevuti in seguito ad appelli lanciati nel web. Ad oggi, da circa 900 voci sono scaturiti una trentina di dipinti di grandi dimensioni.

L’intenzione iniziale era di immortalare la biografia dell’umanità, ma col tempo da quell’insieme è iniziato a sgorgare altro. Il 29 gennaio 2021 scrivevo in un appunto che dall’opera che stavo eseguendo era spuntata una foresta:

“Non che abbia fisicamente disegnato alberi ma ne ho percepito forte il senso. È un insieme capace di donare vastità, brezza, protezione, solidità e ossigeno. Questa presenza ha cominciato a definirsi da sé, a spuntarmi attorno e a manifestarsi chiaramente, inglobandomi”.

La foresta di cui parlavo era il senso di appartenenza rivolto all’insieme degli esseri umani e alla vita:

Il senso di appartenenza parte dal sé per poi trascenderlo. È una forza più grande, un’entità che diviene tensione, intenzione e cura di ogni elemento che la compone e da cui scaturisce un sentimento di responsabilità verso l’insieme”.

La realtà collettiva che sto cercando di costruire oggi in Dimensione Altrova proviene da lì, da quei dipinti composti da istanti di estrema realtà che circa 900 persone hanno voluto condividere per unirsi oltre le differenze. Ed è proprio da questa loro intenzione che è iniziato a scaturire il senso di comunanza: il sentimento di appartenenza al mondo intimo e profondo che, una volta percepito, ho cercato di approfondire sempre più.

Il dipinto da cui è scaturito tutto ciò si intitola Solstizio Inverno 2020.

Le testimonianze che l’hanno generato erano relative alla domanda: “Raccontami la tua giornata del 21 dicembre 2020”. Qui puoi ascoltare le risposte ricevute.

Grazie per l’attenzione

Lieti momenti

Giada

Vademecum degli istanti: elenchi di realtà - pag. 1

Come già avevo accennato, ho iniziato a cogliere momenti di estrema realtà nella quotidianità quando ho iniziato a elencare ciò che vedevo. È stato l’unico modo che in quel momento ho trovato per uscire da pensieri costanti e musichette varie (una volta ho avuto una canzone in testa per più di 4 mesi; anche di notte, quando mi svegliavo, la trovavo lì con il suo incessante jingle).

Quando mi sono ritrovata poi fra le mani numerosi istanti, ho naturalmente iniziato a farne dei bouquet. Li scrivevo su dei quadernetti che tenevo sempre con me, i quali sono divenuti dei preziosi custodi di realtà. Tra l’altro: ho appena scoperto che vademecum significa proprio “vieni con me”, non è un’espressione bellissima con cui chiamare il luogo in cui raccogliere gli istanti che hanno deciso di restare con noi?

Quindi, dicevo, riuscire a descrivere ciò che vedevo in modo oggettivo, senza giudizi personali o valutazioni emotive, mi ha aiutato a spostare l’attenzione dal flusso di pensieri interiori al mondo là fuori, quello che insomma non percepivo più così bene.

Ho in seguito ritrovato lo stesso modo di rivolgersi al mondo nei diari di Franz Kafka: “Gandria: una casa infilata dopo l’altra, logge con panni colorati, niente vedute a volo d’uccello, vie e non vie”. O ancora “Un gruppo che passa. L’uomo, la mucca, la donna che parla. Turbante nero, veste sciolta. Cuore palpitante delle lucertole”.

Io credo che questo modo di rivolgersi al mondo permetta di cogliere la realtà così com’è: senza filtri, preconcetti, desideri e volontà. La chiamano anche Osservazione pura ma allora, quando ho semplicemente iniziato a farlo, non lo sapevo. Nel mio caso si è rivelato un modo per riuscire a relazionarmi in modo più profondo e limpido, e cioè meno condizionato, con la realtà. Ma, soprattutto, questo “cogliere” è divenuta la linfa primaria con cui nutrire un senso di appartenenza e di comunanza alla vita (personale, altrui e con l’altrove) che fino a quel momento non conoscevo.

Grazie per aver sfogliato con me questo #vademecumdegliistanti.
Lieti momenti

Giada

La visione collettiva della realtà

Come ormai sapete, sono dell’idea che una visione collettiva crei non solo un insieme più onnicomprensivo, ma sia in grado di generare e trasmettere in modo naturale anche un senso di appartenenza e comunanza con il mondo, utile a sentirsi parte di quel tutto chiamato vita. Una visione collettiva inoltre, quando è partecipata, diventa persino un luogo in cui è possibile trovare posto; si può abitare.

 Luca, Mauro, Stefania, Chantal, Arturo, Riccardo, Caterina, Katia, Francesca, Filippo, Cristina e Daniele, rispondendo alla domanda su cosa sia per loro la realtà, hanno creato un luogo straordinario dove ora è possibile entrare e accomodarsi in quel grande Noi a cui tutti apparteniamo. A loro, naturalmente, va come sempre il mio più sentito grazie ❤️.

Ecco qui una sintesi della visione della realtà collettiva:

La realtà è sia un luogo fatto di consapevolezza dei propri mezzi ma anche di folli fantasie, mai identico a sé stesso in quanto modellabile dal proprio stato d’animo e dalle connessioni che si riusciranno a creare con le persone che in questa realtà si lasceranno entrare. È anche un qualche cosa che si può non solo vedere ma anche vivere e sentire. Poi ci sono le realtà multiple in cui è possibile scegliere in quale stare, ma anche quelle personali, uniche, presenti solo dentro di sé. La realtà si può manifestare come pensiero collettivo e di cui occorre essere responsabili, o anche solo nel dolore fisico, che non lascia spazio per altro. È inoltre una questione di onestà ma può persino scaturire da un incontro, nel momento esatto in cui avviene la conoscenza reciproca. C’è chi l’ha definita anche un luogo spirituale, l’essenza di ognuno di noi, oppure come una dimensione inesistente se non nel presente e nella partecipazione di quella altrui. In pratica, secondo questa visione collettiva, la realtà si può definire come un luogo dinamico e complesso, fatto di consapevolezza, fantasia, emozioni, connessioni, percezioni soggettive e collettive, che si manifesta sia fisicamente che spiritualmente.

Qui di seguito le risposte complete:

  •  “La realtà è consapevolezza dei mezzi che ho per realizzare i sogni che costituiscono ciò che io sono”. Luca

  • “Tutto è realtà, anche la fantasia più folle che concretizziamo nella mente”. Mauro

  • “La realtà secondo me è soggettiva; ognuno di noi la vive e interpreta a suo modo. A volte la realtà è distorta dalle emozioni e può cambiare a seconda del nostro stato d’animo. In fondo, la realtà è uno spazio tutto nostro, da modellare a piacimento, come un vestito da cucirsi addosso. La magia avviene quando permettiamo a qualcuno di entrare a far parte della nostra realtà, o viceversa: è in questo modo che si creano delle connessioni”. Stefania

  • “Reality is something that we are in living and feeling and can be seen”. Chantal

  • “Beh le mie realtà sono sempre multiple, così ho sempre l’imbarazzo della scelta”. Arturo

  • “La realtà è molto soggettiva: ognuno ha dentro di sé la propria realtà”. Riccardo

  • “La realtà è un’energia pensiero, ciò che pensiamo diventa realtà attraverso le parole. Siamo immersi in un pensiero collettivo che costruisce la realtà ogni istante e ne siamo responsabili”. Caterina

  • “Essere onestamente svegli”. Katia

  • “Il mal di schiena…”. Francesca Mauri

  • “Esistono almeno due realtà. C’è quella oggettiva, o fattuale, di come le cose sono; il loro essere. Come se la realtà fosse lo stato dell’arte del mondo. Poi esiste un altro insieme di realtà, che ognuno di noi si costruisce per sopravvivere al mondo. Non necessariamente devono essere realtà che nascono per un bisogno di fuga, ma possono anche essere delle realtà che vanno ad aumentare il senso di realtà oggettivo. Un po’ come una cosa bella io ci costruisco sopra una realtà che la rende ancora migliore, giusto per fare un esempio banale. Una parte di me invece ti direbbe che la realtà è quel contesto contro cui ogni giorno devi lottare. Un’altra parte di me ti dice che la realtà è semplicemente quello che ti circonda. Ma, filosofeggiando, potrei dirti che nel momento in cui ad una realtà ti soffermi a guardarla quella realtà cambia. Nelle scienze si dice sempre che quando si fanno gli esperimenti, ogni volta in cui tu osservi un evento quell’evento non è pIu nel suo stato naturale, quindi diventa poi difficile trarre delle constatazioni che siano effettivamente reali. Quindi, per semplificare, la realtà siamo noi. La mia realtà sono io, la tua realtà sei tu, e insieme formiamo una realtà. Non è un luogo fisico ma è un luogo spirituale. Potremmo quasi dire che la realtà è l’essenza di ognuno di noi”. Filippo

  • “La realtà per me è un Incontro. Perché arriva e si forma dal nulla. In fondo, la realtà è un qualcosa che non esiste fino a quel preciso attimo. È una percezione che si combina con il momento della conoscenza, come avviene tra due persone, prima ignare l’una dell’altra fino all’istante che le unisce. Ecco, quello è il momento che a me piace chiamare della “bacchetta magica”, quello dove tutto diviene Realtà”. Cristina

  • “Da una domanda così banale, un vortice di punti di domanda: si perché in 2 parole la realtà è ciò che TU VEDI.......che è già diversa da quella che vede chi ti  è vicino.....Dunque la realtà diventa non più una cosa reale ma astratta, in contrapposizione al suo significato intrinseco....poi capisci che ci sono diverse realtà: quella che pensi  giustamente reale, ma che di fatto ti scivola addosso e difatti diventa illusione del momento, e la realtà realtà quella che se ti fermi un attimo e guardi, ascolti, annusi o assapori, sparisce in quel preciso momento...... Dunque, conclusione: la realtà non esiste perché è già passato, ma grazie a questo concetto, diventi tu realtà perché crei il momento presente - passato che ti permette di capire che esisti e dunque sei reale o partecipi alla realtà degli altri”. Daniele

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A presto per cercare di costurire ulteriori luoghi di incontro in cui provare a stare, assieme.

Lieti momenti

Giada

Dagli istanti a una visione onnicomprensiva della realtà

Sono dell'idea che il senso di appartenenza e di comunanza al mondo, oggi un po’ sbiadito a causa di una disconnessione generale con l’ambiente, possa risiedere anche in una visione collettiva della realtà. 

Ogni istante che viene colto è il risultato della relazione che in quel momento, quella persona, è riuscita a intrattenere con l’attorno. Accade quando ci si guarda e ci si vede: si appare davvero l’uno all’altra. La persona e la realtà fra loro, intendo. 

E più quel riuscire a vedersi sarà collettivo, più il contesto di cui sentirsi parte potrà diventare ampio, sentito e comune. Con comune non intendo però una media del tutto, ma comprensiva di ogni singola visione. 

È nella somma infatti in cui è possibile trovare il proprio posto. Perché la somma è un luogo. Questo è il motivo per cui a volte vi pongo delle domande: semplicemente per cercare di costruire quello spazio lì. 

E se consideriamo che una visione onnicomprensiva appartiene necessariamente a tutti in quanto da tutti è composta, sarà poi più facile per ognuno di noi sentire di farne parte, dando vita alla comunanza.

Ecco, questa è una delle intenzioni che desidero realizzare in Dimensione Altrova. Grazie se vorrai farne parte, partecipando o anche solo osservando 😊🙏

Lieti momenti

Giada

La realtà per come la intendo io, adesso

Parlo molto di realtà, e visto che si tratta di un termine così complesso, mi sembra giusto condividere cosa intendo quando mi rivolgo a lei. Sono dell'idea che la realtà scaturisca da una relazione, e più precisamente dal rapporto che una persona riesce a intessere con il mondo. La realtà quindi non è solo là fuori, ma emerge dal modo con cui si riesce a dialogare, sperimentare e abitare il tempo e lo spazio della propria esistenza. 

Faccio un esempio concreto. Se vado a fare una passeggiata in montagna, la realtà non sarà composta dagli alberi, la temperatura, le nuvole e il paesaggio che vedo, ma scaturirà dal mio grado di coinvolgimento; da quanto riuscirò a sentirmi partecipe di tutto ciò. Quindi la realtà sarà racchiusa in ogni mia azione, gesto, emozione, sentimento, pensiero, attenzione, volontà, cura, grado di partecipazione eccetera che saprò dedicare alla relazione con l’attorno. La realtà, insomma, è in grado di scaturire e nel contempo definire l’esperienza che avrò col mondo. 

La realtà quindi, non è statica e oggettiva ma dinamica e personale. Un modo molto utile ed estremamente efficace che ho trovato per relazionarmi con l’attorno consiste nel raccogliere istanti, ma di questo ne parlerò la prossima volta, anzi, credo che ne parlerò spesso. Sono infatti convinta che a unire tutti gli istanti (o almeno quelli che sarà possibile), si possa accedere a un’idea di realtà comune, che non è da intendersi come il risultato di una media ma come la somma di ogni autentico e personale sentire. 

Questa la mia idea di realtà. Ovviamente fra un paio di giorni vi chiederò, se ne avrete piacere, di condividere la vostra.

Lieti momenti

Giada

La vastità nella visione collettiva della realtà

Lej da Staz

Il mio impegno è attualmente rivolto alla costruzione di una realtà collettiva attraverso la condivisione di istanti. Credo fermamente che l’unione di più punti di vista possa restituire un’immagine vicina a quella concreta che, benché comunque impossibile da cogliere, la si riesca quantomeno a intuire.

Recentemente sui miei canali social ho posto la domanda "cos'è per te la vastità?" e le risposte che ho ricevuto sono state come sempre sorprendenti, varie, uniche e preziose. Eccole quindi tutte nella loro intensità:

  • “Credo sia principalmente uno stato d'Animo... ho scoperto vastità racchiuse in piccoli spazi. Ho scoperto vastità in una parola, detta o non detta. Ho scoperto vastità in sguardi e silenzi. Probabilmente la "vastità" è semplicemente qualcosa dentro di noi, che quando trova nel "mondo esterno" qualcosa che vibra alla stessa frequenza... si espande in qualcosa che và oltre Noi 🙄... ecco la mia idea è un po' questa 🥰”. Carmen

  • “La vastità per me è prima di tutto un luogo nel quale ritrovarmi finalmente piccolo, un luogo nel quale posso abbandonare tutte quelle velleità di essere umano e concentrarmi, ad esempio, sulla geografia alla ricerca di nuovi punti di riferimento. Ma la vastità è anche un tempo. Un tempo che vorrei poter gestire a mio piacimento ma che invece, per sua natura, rimane inafferrabile”. Filippo

  • “È il luogo infinito dove incontrare Persone e pensare diversi, dove ciascuno si arricchisce del pensare altrui ampliando sempre più la propria vastità fino a che il pensiero diventa talmente vasto e poliedrico da poter diventare comune”. Mauro

  • “È un posto infinito dove poter ritrovare le persone care che non sono più fisicamente vicine a me e che mancano sempre tanto”. Gabriella

  • “Ci ho pensato spesso alla vastità in realtà. Ho concluso che è esattamente quella cosa che mi fa sentire da una parte impotente e confusa perché non ne posso avere il controllo, e dall’altra estremamente serena perché mi fa sentire assolutamente alla pari con ogni essere vivente sulla terra e forse questo è alla base di tutto”. Ramona

  • “La vastità probabilmente è qualche cosa della nostra mente, che desideriamo, che vogliamo, ma che è talmente grande che è più l’immaginazione o il sogno o il desiderio che la realizzazione stessa di tutto questo. La vastità può essere anche un puntino nel vuoto, un aquilone che vola nel cielo, una stella di notte, o noi da qualche parte che siamo un nulla rispetto alla vastità del mondo. La vastità è qualche cosa che ti riempie ma che ti svuota, secondo me a dipendenza degli stati d’animo”. Riccardo

  • “La vastità è un frammento dell’universo”. Roberto

  • “La vastità materiale è ciò che ci può far credere che non esistano limiti perché ci permette di non vederli. La vastità immateriale è ciò che ci dà certezza che quei limiti esistano, vicino o lontano, ma ci permette di non sentirci chiusi in essi”. Luca

  • “La vastità è quell’attorno che si allinea al tuo sentire interiore, fino ad accogliere i due mondi per fondersi insieme e diventarne uno. Come l’aria e il respiro”. Cristina

  • “È salire in cima a una montagna e scoprire all’orizzonte altre montagne”. Roberto

  • “La vastità è quando guardo nel mio cuore e non riesco a dare parole all’amore che provo”. Valentina

  • “La vastità è dire ‘io so tante cose. Ma ho bisogno di imparare. Anche da te’”. Luca

  • “Immagino così la vastità... apro una piccola… insospettabile porta… e mi trovo davanti… il deserto sconfinato… da rimanere senza fiato”. Rosa

Dall’insieme delle risposte ricevute ho creato una sintesi, una nuova definizione collettiva di Vastità:

La vastità può essere scoperta in piccoli spazi, in una parola detta o non detta, in sguardi e silenzi. È una sensazione interiore che si espande quando trova nel mondo esterno qualcosa che vibra alla stessa frequenza. Rappresenta un luogo dove ci si può sentire piccoli, abbandonando le velleità umane e concentrandosi su nuovi punti di riferimento. La vastità è anche un tempo inafferrabile che desideriamo gestire ma che sfugge al nostro controllo. Essa si manifesta come un luogo infinito per incontrare persone e pensieri diversi, arricchendo il proprio pensiero fino a creare una realtà comune. È uno spazio per ritrovare persone care non più fisicamente vicine, riempiendo il cuore di nostalgia e amore. La vastità ci fa sentire impotenti e confusi per la sua incontrollabilità, ma anche sereni, poiché ci fa sentire alla pari con ogni essere vivente. La vastità è un concetto mentale, un desiderio e un sogno, più grande della sua realizzazione. Può essere rappresentata da un puntino nel vuoto, un aquilone nel cielo, una stella di notte, o la consapevolezza della propria piccolezza rispetto al mondo. È qualcosa che riempie e svuota a seconda degli stati d'animo. È un frammento dell'universo, una materializzazione dell'assenza di limiti che ci permette di non sentirci chiusi. La vastità è l'allineamento del sentire interiore con il mondo esteriore, un'unione di due mondi che diventano uno, come l'aria e il respiro. È salire in cima a una montagna e scoprire altre montagne all'orizzonte, guardare nel proprio cuore e non riuscire a dare parole all'amore che si prova. È la consapevolezza di sapere tanto ma di avere ancora bisogno di imparare dagli altri. La vastità è aprire una piccola porta e trovarsi davanti a un deserto sconfinato, rimanendo senza fiato.

Questa molteplicità di visioni rappresenta appieno la mia idea di una realtà collettiva, quella in sentore di totalità. Ogni racconto, proprio perché diverso, contribuisce a formare un quadro più complesso e completo della vastità. Inoltre, man mano che ricevevo le vostre risposte, sentivo proprio il senso di vastità allargarsi in me, finché alla fine l’ho sentito arrivare, di nuovo. Era quello straordinario sentimento di profonda appartenenza a un disegno più grande di cui tutti facciamo parte, ognuno con la sua inestimabile unicità. Io lo chiamo il senso di comunanza o, detto altrimenti, il Grande Noi. E quando arriva scorre come scorrono le fonti, sgorgando come un’ova.

Grazie come sempre a tutti per tanta generosità ❤️🙏.

Lieti momenti

Giada