Raccontare un workshop per i non addatti ai lavori
Ogni confronto è un'esperienza arricchente. È questo lo spirito con cui mi sono iscritta a un workshop di progettazione urbana, ed è stato questo l'intento con cui ho cercato di raccontare ogni giorno ciò che apprendevo, cercando di trasformarlo in qualche cosa utile a chiunque, soprattutto ai non addetti ai lavori, come me.
Compito del corso: offrire alla popolazione di Rovio alcune soluzioni per ripopolare la piazza del paese, oggi non più frequentata a causa di frammentazioni dello spazio e al disturbo del traffico.
Qui trovate il post completo, mentre di seguito ciò che potrebbe in seguito diventare pubblicazione, contenuti da condividere online, promemoria, riassunto, spunto o anche solo un mezzo in più per poter osservare diversamente la quotidianità.
Dall'incontro con la popolazione ho appreso che:
- Se chiedi la gente risponde
- Se ascolti la gente racconta
- I paesi sono visti, scritti, immaginati e ce li hai sotto, sopra, attorno e dentro
- Il confine è una relazione
- Le persone sono i luoghi che abitano e che vorrebbero abitare
- Riqualificare significa riconsegnare
- Il pedone vince laddove ne viene incentivata la presenza
- Anche i garzoni disegnano
- Delimitare limiti limita l’apprendimento degli stessi
- L'educazione non può essere delegata a un recinto
- Su alcune panchine si scrive l’infotraffico
- I bambini vedono cosa potrebbe diventare, mentre gli anziani cosa potrebbe venire a mancare
- Condividere riduce la dispersione
- L’obiettivo è un incastro
- I giovani sono belli
- Coinvolgere ne accentua il senso
I primi schizzi mi hanno portata a pensare che:
- Le interferenze non si annullano, si trattano
- Una costruzione risuona nella coscienza umana di ognuno
- Se riesci a immaginare qualche cosa, quella cosa ti attraversa
- Ascoltare il bacio fra strada e piazza
- Assecondare non è ricalcare
- Non abbiamo bisogno di recinti per sentirci liberi
- La progettazione urbanistica consiste nel creare un disegno dello spazio capace di trasportare il comfort domestico dalla scala privata a quella pubblica (Arch. Bjorn Klingenberg)
Ciò che l'architetto Martino Pedrozzi mi ha trasmesso:
- Si abitava la semplicità
- Le cascine sono embrioni dello spazio urbano
- Le rovine possono diventare un omaggio a chi le ha vissute
- L'insieme delle vie formano un unico spazio
- Sovrapporre salva fiumi e vigneti
- Senza togliere o portare nasce l'ordine dello spostare
- Per separare a volte occorre unire
- Il bello appaga anche se non se ne conosce la storia
Dagli architetti Federico de Molfetta e Hope Strode ho appreso che:
- C'è bisogno di paesaggio
- Non è necessario nascondere, ma creare relazioni
- Le complessità vanno mantenute, occorre solo calibrarle
- L'immaginazione è ciò con cui ci confrontiamo, e ridare la possibilità di immaginare è importante
- Le masse vegetali sono volumi; il linguaggio architettonico è uguale, a cambire è il fattore tempo
- La natura tende alla complessità, l'architettura al deperimento
- Una spina dorsale vegetale è sorretta da ambienti
- La manutenzione di uno spazio fa parte della struttura
Dall’ingegnere, architetto e architetto paesaggista Cristina Petralla ho imparato che:
- La soluzione è trovare un giusto modo per raggiungere il futuro
- Il paesaggio è un’invenzione umana dei tempi recenti; prima natura e mare uccidevano, non si diceva “che bel paesaggio”
- Per capire cosa fare occorre comprendere le parti
- Un paesaggio è ciò che rimane; è ciò che noi lasciamo
- Uno spazio pubblico è l’insieme del contesto
- Un buon governo porta ad avere un buon paesaggio, il cui primo passo consiste nell’offrire sicurezza
- In un progetto occorre inserire anche l’incertezza; non si è mai sicuri di come la propria opera verrà vissuta e utilizzata
- La totalità del territorio è un insieme di sistemi, a cui va dato ad ognuno la possibilità di svilupparsi senza diventare preponderante
- Il progresso non è solo un avanzare, ma a volte consiste nel ripensare il passato e tornare indietro
- Il paesaggio è un’opera collettiva, siamo noi a comporlo
Dall’architetto Stefano Moor invece ho capito che:
- La città è il punto culminante fra natura e cultura
- Insegnare non è nient’altro che continuare a fare ciò che si fa tutti i giorni
- Paragonare serve a capire
- L’architettura dovrebbe dare la risposta più giusta a una problematica
- Esistono ombre inutili
- Si può dare una risposta al luogo attraverso una struttura statica
- Non bisogna avere paura o vergognarsi di ripetere le stesse cose
- Per creare il vuoto occorre densificare l’attorno
- Si cerca di dare risposte che diano un senso a tutto il territorio
- La buona architettura si può imparare, mentre il pensiero etico va guidato e sviluppato
I volti del workshop:
Videoracconto disegnato sull'urbanistica:
Progettare è unire, e visto che l'unione porta a vivere sentimenti ho interpretato l'urbanistica come un modo per diffondere amore. Ecco quindi progetTIAMO.
ProgetTIAMO
Ecco il suolo, su cui son solo
su quei percorsi, rivivo i miei trascorsi
ma una trasformazione, porta alla reazione.
Sulla piazza, appare una ragazza
percorro il tragitto, vengo trafitto
intraprendo il cammino, e mi avvicino.
Dai legami, nascon "mi ami?"
uniamo la storia, progettiamo il futuro
"certo che ti amo, ne sono sicuro".
Le parole della piazza secondo i bambini:
Cosa vorrebbero vedere i bambini nella piazza del loro paese? Uno squalo, qualche foca, un trampolino ma anche sculture e quadri. Le risposte nel video riassunto della quinta giornata del WPURovio2017 mixato a qualche foto del passato e del presente, avendo già nei desideri rappresentato il futuro.
Workshop organizzato e proposto dall'Architetto Licia Lamanuzzi di Stabio.