Scesa dall’auto mi son subito ritrovata in compagnia di un forte vento, gelo, nuvolosità e qualche goccia d’acqua mista a neve, come a voler annunciare l’inverno che verrà, che da quest’anno potrà essere affrontato con un’arma in più: il nuovo punto d’appoggio dell’Ufficio tecnico sul Bernina.
Costi, progetto, metri cubi, pareri e informazioni varie si possono trovare un po’ ovunque, io invece vi vorrei parlare di un luogo anche se in verità si tratta di un gesto capace di generare meraviglia, di un vero e proprio atto poetico: la camera obscura.
La costruzione del Centro è sovrastata da una torre cilindrica in cui si trova il silo per il sale e il pietrisco, sulla cui cima è stata creata una camera oscura, un locale senza finestre il cui unico collegamento diretto con l’esterno (oltre la porta) è dato da un foro di 20 mm, grazie al quale la vastità può entrare.
È sufficiente porsi sotto di esso, spegnere la luce e attendere gli occhi si abituino all’oscurità. A poco a poco il paesaggio inizia ad apparire sulle pareti anche se la sensazione è che esca da esse, che sia il luogo stesso a trasudare l’immagine.
La proiezione avviene in modo naturale, senza lenti, illuminazioni o meccanismi particolari; il tutto si appoggia sul principio della camera oscura, restituendo lo scenario alpino con il Piz Cambrena capovolto e invertito, anche se a me è sembrato giusto così.
Quale serenità poter guardare per una volta il cielo negli occhi e avere vette più vicine all’essere umano, alzare le mani non più solo con l’intento di afferrare ma di poter toccare, di poterle affondare in una terra posta sopra la testa in cui ogni nuovo germoglio possa scendere per arrivare anziché salire per allontanarsi. E dei piedi che dire? Quanta leggerezza accompagnata dalla voglia di riuscire a camminare sempre così, per il cielo del mondo.
In pratica in quel luogo si può vedere l’ombra della luce o meglio l’ombra nella luce, se poi vi dovesse capitare di essere soli o godere di un po’ di silenzio, vi assicuro che lo si può persino sentire il lento e inesorabile suono dell’incedere del tempo, che nemmeno i metri di neve che a breve inizieranno a posarsi sul passo del Bernina riusciranno ad attutire.
Ma per fortuna per rimediare a ciò ci saranno loro, coloro che ogni anno come dei coraggiosi Mosè apriranno continui varchi in questo bianco mare affinché ognuno possa raggiungere la propria terra promessa, che per i più corrisponderà a un volto, che per i più significherà riuscire a tornare come sempre a casa.
A tutti voi grazie, ma grazie davvero.
Articolo pubblicato su Il Bernina il 7 ottobre 2019.