[Pensieri del rientro] Qui c’è quel profumo lì. Roberta una volta mi disse “son tornata per l’odore dei boschi”, ma non capivo. Ora invece sì, lo sento, come sento quello del sole autunnale. E poi i corpi. Mamma mia che meraviglia con le loro forme, espressioni, movimenti! Per tre giorni mi son chiesta il perché di questa intensità in quanto non è che in Engadina ne manchino, poi però ho pensato il tutto fosse dovuto a una questione di rapporto, di confronto.
Qui manca lei: qui manca l’Alta Montagna.
In città i corpi possono essere tali, diventare giganti grazie alla loro particolarità: strutture di carne e sangue fra palazzi di cemento e scritte. Mentre su là insomma, un corpo nella vastità si perde per ritrovarsi a volte nella dimensione dello spirito, in cui si sa non esiste grandezza se non forse attraverso la sua dissolvenza.
Mi chiedo quindi se le persone in città lo capiscono di essere quella cosa lì; chissà davvero se le persone qui lo sentono di divenire orizzonte, chiave di ogni immensità.
Pensiero scritto il 15 settembre 2019, in Piazza della Riforma a Lugano.