istanti collettivi

Io, l'arte, gli istanti e la montagna

Qui è quando desidero condividere con voi alcuni aspetti fondamentali del mio percorso artistico, del legame con la montagna e della mia teoria degli istanti. Tre dimensioni in cui il senso di appartenenza e di collettività si manifesta comunque e sempre anche se in modi differenti, ma sempre decisivi (e incisivi, direi).

La mia arte si fonda sulla capacità di pensarsi uniti partendo dalle differenze. Le tele sono spazi pubblici dove i racconti delle persone prendono forma, immortalando la realtà collettiva. Durante la creazione invito le persone a inviarmi messaggi vocali in cui raccontano parti della loro esistenza. Questo processo trasforma il personale in collettivo, da cui scaturisce il senso di appartenenza alla comunità delle persone e al mondo.

Come ormai sapete, per me gli istanti sono momenti di estrema realtà che ho scoperto proprio qui, in montagna. Gli istanti sono come gocce d'acqua, impossibili da cogliere se non immergendosi nella realtà. Sono capaci di rivelare verità nascoste e di coltivare un senso di appartenenza e connessione con ciò che sta oltre noi ma di cui facciamo parte. Credo inoltre che gli istanti possano non solo rivelare la realtà, ma anche instaurare una connessione profonda con il mondo, incoraggiando la scoperta di fonti impensate e lo sviluppo di un senso di comunità.

Per la montagna provo un sentimento davvero profondo. Abito in uno dei luoghi montani più turistici, dove svago e sfida si intrecciano in proposte di intrattenimento lontane dal mio sentire. Il mio impegno nei suoi confronti è quindi quello di cercare di promuovere una narrazione complementare, affinché anche Lei possa dialogare con il nostro senso di comunanza e appartenenza ultilizzando il suo linguaggio impregnato di sottile.

Il mio desiderio attuale è quello di cercare di trasmettere queste esperienze. Vi invito quindi a esplorare insieme questo viaggio, per scoprire se saprà condurci verso una nuova, autentica e collettiva realtà.

Lieti momenti

Giada

Il giardino segreto degli istanti

Sono dell’idea che gli istanti che si riescono a cogliere nella quotidianità o nelle interazioni con l’ambiente circostante, possano creare un profondo senso di appartenenza e comunità anche quando non vengono condivisi. È come avere un giardino segreto tutto per sé.

Io ho cominciato a sentire di appartenere a qualcosa di più grande quando ho compreso che il mio giardino, anche se privato, era composto dagli stessi elementi che componevano la natura là fuori, accessibile a tutti e non solo a me. Il mio giardino, quindi, era parte di un tutto più vasto “malgrado” fosse segreto. Ho così imparato (a mie spese) che fra privato e isolato c’è un’enorme differenza (e che fatica passare dall’una all’altra modalità…). 

Il senso di collettività, invece, secondo me può emergere dalla diversità e molteplicità di fiori e piante che si riescono a coltivare nel proprio giardino. Ogni pianta rappresenta un’esperienza diversa, e benché magari alcune non ci piacciano particolarmente, insieme formano un ecosistema ricco e variegato. Questa diversità non solo è in grado di riflettere la complessità della propria storia personale, ma si intreccia anche con le storie e le esperienze altrui. 

Ogni giardino segreto infatti, è sì unico ma nel contempo è anche parte di una rete più ampia di giardini segreti. Ognuno ha le sue peculiarità ma, soprattutto, sono tutti custodi sia di una propria sia di una collettiva comunità. E che bello appartenere alla comunità dei giardini segreti! È un po’ come riconoscere senza però conoscere la parte nascosta di ognuno. È un sentirsi uniti a prescindere, nel segreto.

Ecco perché credo molto nella raccolta e coltivazione degli istanti: perché sanno generare e alimentare un sentimento di appartenenza e collettività che, pur partendo dall'individuo, è in grado di abbracciare un’esperienza più ampia e condivisa; oltre le mura di tutti i giardini, anche quelli più segreti.

Lieti momenti

Giada

La realtà per come la intendo io, adesso

Parlo molto di realtà, e visto che si tratta di un termine così complesso, mi sembra giusto condividere cosa intendo quando mi rivolgo a lei. Sono dell'idea che la realtà scaturisca da una relazione, e più precisamente dal rapporto che una persona riesce a intessere con il mondo. La realtà quindi non è solo là fuori, ma emerge dal modo con cui si riesce a dialogare, sperimentare e abitare il tempo e lo spazio della propria esistenza. 

Faccio un esempio concreto. Se vado a fare una passeggiata in montagna, la realtà non sarà composta dagli alberi, la temperatura, le nuvole e il paesaggio che vedo, ma scaturirà dal mio grado di coinvolgimento; da quanto riuscirò a sentirmi partecipe di tutto ciò. Quindi la realtà sarà racchiusa in ogni mia azione, gesto, emozione, sentimento, pensiero, attenzione, volontà, cura, grado di partecipazione eccetera che saprò dedicare alla relazione con l’attorno. La realtà, insomma, è in grado di scaturire e nel contempo definire l’esperienza che avrò col mondo. 

La realtà quindi, non è statica e oggettiva ma dinamica e personale. Un modo molto utile ed estremamente efficace che ho trovato per relazionarmi con l’attorno consiste nel raccogliere istanti, ma di questo ne parlerò la prossima volta, anzi, credo che ne parlerò spesso. Sono infatti convinta che a unire tutti gli istanti (o almeno quelli che sarà possibile), si possa accedere a un’idea di realtà comune, che non è da intendersi come il risultato di una media ma come la somma di ogni autentico e personale sentire. 

Questa la mia idea di realtà. Ovviamente fra un paio di giorni vi chiederò, se ne avrete piacere, di condividere la vostra.

Lieti momenti

Giada