vademecum degli istanti

Gli istanti: cosa sono, cosa fanno e che potere hanno

Ogni tanto parto da casa proprio con quell’intenzione lì, quella di andare alla ricerca di istanti. Ma cosa significa esattamente? Ecco quindi cosa sono gli istanti per me, e perché credo che la loro divulgazione possa essere utile per accedere al proprio Altrove.

Cosa sono gli istanti?

Gli istanti sono momenti di estrema realtà, piccoli frammenti di tempo in cui la nostra percezione del mondo si intensifica. Sono i momenti in cui riusciamo a vedere davvero ciò che ci circonda, senza filtri, preconcetti o distrazioni. Sono quei brevi attimi in cui la connessione tra noi e l’ambiente diventa forte, chiara e profonda. In poche parole: più autentica e partecipata.

Cosa fanno gli istanti?

Gli istanti hanno il potere di farci sentire parte di un tutto più grande. Ogni istante che riusciamo a cogliere è il risultato della relazione che, in quel preciso momento, siamo riusciti a stabilire con il mondo intorno a noi. È un’interazione che va oltre il visibile e il tangibile, in cui la realtà e il "qualcosa di più" finalmente si incontrano.

Qual è il potere degli istanti?

Gli istanti sono una risorsa straordinaria per dialogare con l’ambiente circostante e con noi stessi. Quando riusciamo a cogliere un istante, non stiamo solo vivendo un momento particolare: stiamo entrando in contatto con un pezzo di universo che ci sussurra segreti, che ci connette agli altri e che ci fa sentire parte di una comunità più ampia, e non necessariamente composta solo da persone. Gli istanti ci permettono di sentire il posto che occupiamo nel mondo e che apparteniamo a una immensa rete di esperienze condivise, nel tempo e nello spazio, e nell’Altrove.

Lieti momenti

Giada

La cointuizione degli istanti

Mi sono accorta di percepire gli istanti molto tempo dopo che già li coglievo. È stato come se a un certo punto mi fossi resa conto di essere circondata da loro, senza sapere esattamente quando il primo fosse apparso (o tornato ad apparire) nella mia vita. E non ho nemmeno una memoria netta del momento in cui in quegli istanti abbia iniziato a trovarci altro, se non quando ormai con quel “altro” ci dialogavo.

La chiamano cointuizione, ed è quando si ha l'intuizione simultanea sia della realtà sia di qualche cosa che va oltre ciò che vediamo. È come cogliere una parte di mondo e lì dentro trovarci poi altro. È una sorta di intuizione compartecipata con qualcuno o qualche cosa, o una matrioska di scoperte che più entri più trovi cose che però ti portano fuori o meglio: ovunque.

In pratica quando un istante appare, ed essendo egli stesso parte di un tutto molto più grande (un ordine superiore, o armonia universale, o come siete soliti chiamare ciò che vi trascende), in quel momento è possibile cogliere sia l’istante in sé per quello che è, sia ciò che sta oltre (o altrove, o ovunque, o quella cosa lì).

Quando poi mi accade di percepirli entrambi (mica sempre, rare volte), e quindi cointuirli, improvvisamente mi tranquillizzo come poche altre cose riescono a fare. Per questo secondo me gli istanti sono in grado di generare senso di appartenenza e comunità, perché riescono a farmi sentire parte di quella cosa gigante lì e, nel contempo, sentire che quella cosa gigante lì è composta da millemila tesserine, ognuna con il suo preziosissimo e indispensabile posticino, fra cui c’è anche il mio.

Gli istanti sono davvero una risorsa straordinaria per relazionarsi con l’attorno. Quando poi si riesce ad accedervi tramite la cointuizione be’, allora la relazione può trascendere i confini del mondo visibile e arrivare a quell’Oltre di cui non credo di aver ancora capito molto, ma che continua a sussurrarmi cose.

Lieti momenti

Giada

Vademecum degli istanti: elenchi di realtà - pag. 1

Come già avevo accennato, ho iniziato a cogliere momenti di estrema realtà nella quotidianità quando ho iniziato a elencare ciò che vedevo. È stato l’unico modo che in quel momento ho trovato per uscire da pensieri costanti e musichette varie (una volta ho avuto una canzone in testa per più di 4 mesi; anche di notte, quando mi svegliavo, la trovavo lì con il suo incessante jingle).

Quando mi sono ritrovata poi fra le mani numerosi istanti, ho naturalmente iniziato a farne dei bouquet. Li scrivevo su dei quadernetti che tenevo sempre con me, i quali sono divenuti dei preziosi custodi di realtà. Tra l’altro: ho appena scoperto che vademecum significa proprio “vieni con me”, non è un’espressione bellissima con cui chiamare il luogo in cui raccogliere gli istanti che hanno deciso di restare con noi?

Quindi, dicevo, riuscire a descrivere ciò che vedevo in modo oggettivo, senza giudizi personali o valutazioni emotive, mi ha aiutato a spostare l’attenzione dal flusso di pensieri interiori al mondo là fuori, quello che insomma non percepivo più così bene.

Ho in seguito ritrovato lo stesso modo di rivolgersi al mondo nei diari di Franz Kafka: “Gandria: una casa infilata dopo l’altra, logge con panni colorati, niente vedute a volo d’uccello, vie e non vie”. O ancora “Un gruppo che passa. L’uomo, la mucca, la donna che parla. Turbante nero, veste sciolta. Cuore palpitante delle lucertole”.

Io credo che questo modo di rivolgersi al mondo permetta di cogliere la realtà così com’è: senza filtri, preconcetti, desideri e volontà. La chiamano anche Osservazione pura ma allora, quando ho semplicemente iniziato a farlo, non lo sapevo. Nel mio caso si è rivelato un modo per riuscire a relazionarmi in modo più profondo e limpido, e cioè meno condizionato, con la realtà. Ma, soprattutto, questo “cogliere” è divenuta la linfa primaria con cui nutrire un senso di appartenenza e di comunanza alla vita (personale, altrui e con l’altrove) che fino a quel momento non conoscevo.

Grazie per aver sfogliato con me questo #vademecumdegliistanti.
Lieti momenti

Giada