Un messaggio sul cellulare, più di un mese fa: “vorrei fare una serata con Andrea Fazioli che presenta il suo libro, ti va di accompagnarlo disegnando?”. Risposta: “no, non credo di esserne capace”, a cui è seguita, dopo 5 minuti di ripensamento “ma sì dai, vediamo come va”. D’altronde se non tentavo proprio da Fabiana avrebbe voluto dire non provarci mai. E così giovedì scorso alle 17.30 entro nel suo studio a Chiasso: sole basso, sedie, cavalletto e poltroncina, quindi è tutto vero, quindi non si scappa, anche se avrei voluto (e ci ho provato).
La gente entra, arriva, si piazza, Andrea Fazioli anche. Guardo. Guardano. Loro, io, lui: il trittico del possibile. Vengono distribuiti dei biglietti su cui chiedo ai presenti di riportare una parola che li colpirà nelle prossime letture. Il romanzo è naturalmente l’ultimo di Andrea Fazioli “L’arte del fallimento”: la trama inizia a sgorgare, quindi inizio anche io. Voltarmi, prendere in mano pennelli, pennarelli, disegnare, ascoltare, sentire, dondolare e produrre è stato talmente naturale da farmi sorgere il dubbio che forse, stavolta, di dubbi era il caso di non sollevarne: goditela. E così è stato, in un continuo passaggio tra l’ascolto fuori e l’attingere al dentro, tra il sentire e il veder apparire, tra l’accogliere e il trasformare.
Raccogliamo le parole dei presenti da cui Andrea trae ispirazione per le letture seguenti: vergogna, inadeguato, baratro. Partiamo quindi assieme costeggiando il bordo del baratro dell’improvvisazione, quel vuoto la cui paura di cadervi guida movimenti e pensieri verso l’irripetibile esecuzione che, se sorretta, porta in quel posto in cui si trova sempre inevitabilmente un po’ di musica jazz. E sulle note di “In a sentimental mood” di Duke Ellington & John Coltrane termina la serata, un’esperienza rarefatta illuminata da tinte color blu, che ormai son diventate tinte color del fu: “La fuga, il ritorno, la morte, il fallimento, l’umiliazione, lo scandalo, la paura, tutto era blu scuro. Ma nel fondo del buio del colore c’era la possibilità di un’apertura, di una pazienza improvvisa di sorprese. E allora ecco l’azzurro di un pensiero inaspettato, di una sintonia, quando nel blu apparivano anche la distratta caparbietà di Contini, gli stupori di Lisa o semplicemente la consapevolezza che improvvisare, nella musica e fuori dalla musica, è l’arte di accettare ciò che accade, prima di reagire” (da L’arte del fallimento, di Andrea Fazioli).
P.S.: che poi non era Sentimental mood il brano di chiusura, ma quello di cui mi ricordavo il titolo ;-).